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La promessa affidabile per la speranza realistica

Pellegrinaggio diocesano giubilare, celebrazione penitenziale. Roma, Basilica dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso - 14 marzo 2025

14 Marzo 2025

1. Lo stupore estinto

«Le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità». Ma lo stupore, a quanto pare, si è estinto: i discepoli sentono proclamare l’insegnamento di Gesù, ma non si meravigliano, non si registra nessuna emozione, nessuna gioia per la consolazione, nessuna ferita per il giudizio. Dove si è estinto lo stupore, la parola è innocua, forse persino inutile. Come quando la crosta della terra è troppo secca per la lunga aridità: quando piove l’acqua scorre via e non può rendere fecondo il campo.

Lo stupore estinto rende noioso essere cristiani; forse doveroso, ma noioso. Il Cristianesimo noioso diventa irrilevante, come un sale che ha perso il suo sapore e non serve a niente. Lo stupore estinto estingue anche le domande e perciò l’insegnamento diventa ripetizione, la preghiera diventa adempimento, la speranza diventa un volontarismo.

 

2. Il realismo sfiduciato

Eppure, ecco: la casa resiste. «Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde».

Molti si aspettano che la casa non resista. Molti sono spaventati dall’infuriare della tempesta e si aspettano la rovina. Hanno perso la fiducia. Ecco la tentazione che ci insidia: perdere la fiducia. La parola di Gesù è troppo fragile per essere una roccia rassicurante. Altre parole, altre promesse, altre risorse sono più convincenti. E infatti le case dei prepotenti stanno ben salde e le case dei poveri sono distrutte. Ascoltare e mettere in pratica la parola di Gesù non dà garanzie sufficienti: la prepotenza del male è troppo spaventosa.

La sfiducia si esibisce come realismo, ma in realtà è un peccato, radice di molti peccati. L’animo sfiduciato si ammala di tristezza, di risentimento, di desiderio di omologazione, dell’astuzia del compromesso. Il Cristianesimo sfiduciato è come la lucerna accesa e nascosta: chi può riceverne luce?

 

3. L’impotenza rassegnata

«Chi ascolta e mette in pratica…». “Belle parole, ma la difficoltà è mettere in pratica”. La costatazione della propria impotenza induce a disperare della propria possibilità di diventare santi, di diventare la casa che non teme la tempesta. L’esperienza induce alla rassegnazione a proposito della gioia: «Beati i poveri» (Mt 5,3); rassegnati a proposito della preghiera: «Quando pregate…» (Mt 6,5); rassegnati a proposito del perdono e dell’amore: «Amate i vostri nemici…» (Mt 5,44).

 

4. Non quello che tu devi fare per Dio, ma quello che Dio può fare per te

 «Sto alla porta e busso» (Ap 3,20). La porta santa è aperta, non c’è bisogno neppure di bussare; ma la tua porta si apre al Signore che bussa?

«Nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37).

«Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità» (Gv 16,13).