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La compassione per la grande folla

III domenica dopo l’Epifania, Visita pastorale (Legnano). Unità pastorale Legnanello – San Pietro – Santi Magi – Santa Teresa di Gesù Bambino. Legnano, 20-21 gennaio 2024

20 Gennaio 2024

1. La visita pastorale.

La visita pastorale è l’occasione per dirvi: voi mi siete cari. Voi mi state a cuore. Normalmente il vescovo esprime la sua sollecitudine per le comunità inviando i preti e coloro che ricevono dal vescovo il mandato di prendersi cura della Chiesa nel territorio. La visita pastorale è l’occasione per dirlo di persona.

La visita pastorale è l’occasione per mettere in evidenza la dimensione diocesana della Chiesa. La Chiesa non è la singola parrocchia, ma la comunità diocesana presente nel territorio, unita nella comunione con il Vescovo, impegnata a condividere le risorse e la passione per il Vangelo in una particolare città. Il vescovo viene a invitare a coltivare la dimensione diocesana, a partecipare alle iniziative, a raccogliere le proposte, a stringere legami di collaborazione con le altre parrocchie del territorio. Il cammino avviato con decisione verso la comunità pastorale tra le parrocchie SS Redentore di Legnanello, S. Teresa del Bambino Gesù, SS. Magi, S Pietro sta per giungere a una definizione. Più importante della formalità è pero la grazia della comunione, la volontà della collaborazione per una pastorale di insieme che assuma la missione come criterio. Alcuni particolari importanti devono essere ancora definiti (in particolare la configurazione del rapporto con i Frati Carmelitani, il ruolo della chiesa di santa Teresa del Bambino Gesù e la organizzazione delle iniziative proprie della comunità. Ma la definizione è prossima e ancora più necessario è che la passione per la bellezza della Chiesa e l’ardore per la missione siano intensi. L’inserimento nella pastorale decanale e la recezione delle proposte diocesane e la partecipazione alle convocazioni diocesane è necessaria per mantenere vivo il senso di appartenenza alla Chiesa e per esplorare insieme vie di evangelizzazione adeguate al nostro tempo.

La visita pastorale è per condividere l’ascolto della Parola che è stata annunciata in questa celebrazione eucaristica per domandarci: che cosa dice il Signore a questa comunità, in questo momento del cammino a questo percorso delle parrocchie verso la comunità pastorale, in questa città, in questo tempo di Chiesa?

 

2. Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci. Dalla preoccupazione per sé cura per tutti.

Siamo in cammino e sperimentiamo di essere in una specie di deserto. Forse viene da dire: le cose da fare, le decisioni da prendere per decidere come si organizza la comunità pastorale, le tre parrocchie che si devono armonizzare sono tante cose complicate. Guardiamoci in faccia, discutiamo, cerchiamo di valutare che deve fare che cosa. “il consiglio pastorale unitario convoca tre parrocchie: stanno imparando a lavorare insieme. A questa fatica si aggiunge lo sforzo di capire il ruolo della Diaconia: un parroco più ampio? Una specie di cerchio magico? Persone che vogliono prendere il posto? (Relazione Consiglio Pastorale, p. 6).
Come i discepoli: abbiamo solo cinque pani e due pesci. Avvertiamo la nostra inadeguatezza. Cominciamo a pensare a noi stessi.

Gesù invece spinge i discepoli a prendersi cura di tutti. La grande folla ha fame: partecipiamo alla compassione di Gesù per tutti. La cura per tutti si esprime con generosità nelle proposte per gli adulti pensionati, nella vicinanza della comunità alle famiglie in lutto, nella cura per la fede delle famiglie e dei bambini (0-6 anni; iniziazione cristiana; nella “Quaresima di casa in casa”, nella proposta “Pizza e Vangelo”, nel week-end dedicato alle famiglie: cfr Relazione 3-5).
Gesù ci chiede di partecipare alla sua compassione per la grande folla, perché a nessuno manchi il pane della vita. Noi abbiamo così poco, possiamo fare così poco!
Portiamo a Gesù il poco pane che abbiamo: siamo chiamati alla fede che ci rende Chiesa, discepoli, al servizio di tutti, della fede di tutti.
La presenza in San Pietro del monastero delle Carmelitane Scalze (dal 1949) continua a essere un tesoro per tutta la città e il territorio, continua a essere un messaggio: portiamo al Signore quel poco che siamo, quel poco che abbiamo: dovrà servire per la fame di molti. Così la forte attenzione di san Pietro alla Parola, la partecipazione al gruppo liturgico interparrocchiale, saranno una risorsa per tutta la comunità pastorale.

 

3. Perché siamo usciti dall’Egitto? Dal malumore della nostalgia alla fiducia nella promessa.

La tentazione della nostalgia può seminare malumore nelle nostre comunità. “Prima sì che eravamo una bella comunità, che l’oratorio era pieno, che tutti venivano a messa”.  La consuetudine alla presenza dei frati carmelitani, il loro numero, la loro disponibilità, la ricchezza dei loro carismi ha creato un patrimonio spirituale. Forse anche una abitudine aad essere serviti in un certo modo. La sfida è educare a nuove consuetudini il popolo di Dio (Relazione, p. 6), “il passaggio alla comunità pastorale crea comprensibili difficoltà tra i fedeli, per timore di perdere le proprie tradizioni e usanze (cfr. Relazione p. 8).
Come il popolo nel deserto coltiva la nostalgia del tempo della schiavitù, diffida di Mosè e della promessa di cui Mosè è testimone, la promessa della libertà, della terra promessa ai padri, di diventare popolo di Dio.
Ma la vita cristiana è camminare nella fede, mettersi in cammino per essere popolo della speranza, guardare al futuro come una responsabilità per una Chiesa a servizio della speranza dell’umanità, non una comunità che custodisce le sue tradizioni come un patrimonio di cui essere gelosi. Non mormorate, come mormorarono gli ebrei nel deserto (cfr 1Cor 10,10s).
Dio ci chiama, Gesù cammina con noi: camminiamo nella fede.