Link: https://www.chiesadimilano.it/senza-categoria/il-tesoro-che-abbiamo-in-un-vaso-di-creta-2511521.html
Share

Il tesoro che abbiamo in un vaso di creta

Ordinazioni diaconali. Siete miei amici. Milano, Duomo – 30 settembre 2023

30 Settembre 2023

1. La civiltà delle apparenze

Hanno curato la forma, il colore, l’originalità del disegno, i particolari seducenti, allusivi per attirare l’attenzione. Hanno utilizzato materiali preziosi e impegnato ingegno e risorse per suscitare il desiderio, in modo da rendere l’oggetto irrinunciabile per quelli che vogliono esibire ricchezza e dare un segno del loro gusto raffinato. Hanno curato molto il vaso, ne hanno fatto uno scopo per mostrare che cosa sono capaci di fare. Si sono molto preoccupati del vaso quelli del nostro tempo.
La civiltà delle apparenze luccica dappertutto e la città delle vetrine continua ad esibire bellezza a caro prezzo. La civiltà delle apparenze impone di presentarsi con il sorriso, di raccontare di risultati e di riconoscimenti, di vantare conoscenze e competenze. La civiltà delle apparenze impone un aspetto fisico secondo i canoni correnti e riempi di complessi chi non è bella o bello come quella modella, quel modello, non è alto, non è simpatico come quel personaggio.
La civiltà delle apparenze insegue la notorietà e ci abita nella civiltà delle apparenze è convinto che esiste solo se è fotografato, è vivo solo se si parla di lui o di lei, può avere stima di sé sono se attira l’interesse degli altri.
Nella civiltà delle apparenze si aggira però l’angoscia: dietro la bellezza che si fa notare abita il terrore della precarietà e dell’inarrestabile invecchiare; mentre si fa chiasso con discorsi brillanti e divertenti e si conquista l’attenzione di molti, l’anima si strugge per una solitudine inconsolabile; mentre si moltiplicano le parole e le immagini, il pensiero si smarrisce nella confusione, gli affetti si inaridiscono e si disperano in rapporti che si spezzano, in avventure che riempiono di delusione.
Hanno curato molto il vaso, ma dentro il vaso una specie di veleno.

2. Il tesoro nel vaso di creta

Non possiamo restare indifferenti alla tristezza della civiltà delle apparenze, anche perché non abitiamo su un altro pianeta e dobbiamo vigilare per non essere ingenui di fronte agli artifici della seduzione.
La questione non è di fare l’elogio della creta e del vaso fragile, di poco valore, ma di vivere la responsabilità di condividere il tesoro e non permettere che la civiltà che abitiamo soffra del vuoto e della disperazione.
Che cosa abbiamo da dire, che cosa abbiamo da dare per offrire speranza a questa civiltà delle apparenze in cui siamo chiamati a vivere la nostra missione?
I candidati che ricevono oggi l’ordinazione diaconale desiderano professano la loro fede e incoraggiano la missione di tutta la nostra Chiesa.

Il tesoro prezioso è l’amicizia di Gesù.
L’amicizia di Gesù è l’ingresso nella verità di Dio che si è rivelato a coloro che hanno seguito Gesù. Le confidenze di Gesù nel momento estremo rendono partecipi i discepoli della conoscenza di tutto ciò che Gesù ha udito dal Padre. Il compimento della rivelazione non è solo un sapere a proposito della dottrina, ma è l’introduzione all’intimità trinitaria che rende partecipi della vita di Dio, dell’amore che unisce al Padre e rende possibile vivere secondo il comandamento di Gesù: come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore …voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando (cfr. Gv 15,9 ss).
La vocazione di tutti noi è a entrare nell’amicizia di Gesù. I diaconi che vengono ordinati, candidati a diventare preti per la Diocesi di Milano o per il Pime, rispondono alla chiamata del vescovo a farsi servi per invitare tutti a entrare nell’amicizia di Gesù. Si può dire che questo è l’unico scopo del ministero ordinato: essere a servizio dell’incontro con Gesù. Perciò i servi che vogliono fare quello che il Signore comanda devono vigilare per non lasciarsi distrarre dalle troppe cose, appassionarsi di mille iniziative e impegnarsi in grandi imprese. Questo devono fare: essere a servizio del desiderio di Gesù di chiamare alla sua amicizia tutti coloro che il Padre ama. Perciò dobbiamo evitare di dare l’immagine di diacono sempre indaffarati, sempre di fretta, sempre preoccupati di dimostrare di essere capaci di fare tutto. Il vaso è di creta: si può rompere se è sballottato di qua e di là. Abbiamo una cosa sola da fare, una cosa sola da dare: accompagnare a Gesù.
Certo è necessario che si eviti il paradosso che aiutando gli altri a entrare nell’amicizia di Gesù, i servi ne restino fuori e rimangano solo dei servi. Non vi chiamo più servi.

Nell’amicizia con Gesù i discepoli partecipano della gioia di Gesù, della pienezza della gioia. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Nella città delle apparenze la gioia sembra straniera: la città delle apparenze ospita piuttosto i sorrisi artificiosi, le baldorie obbligatorie, le euforie dei divertimenti organizzati. Gli amici di Gesù sono a servizio di una parola che vada oltre le facciate e le recite per rendere partecipi della gioia che riempie il cuore.
Ci sentiamo tutti così imbarazzati, così inadeguati e maldestri nel condividere la gioia, come quel vaso di creta in mezzo ai vasi preziosi. Ma di questa gioia il mondo ha bisogno, il mondo ricco che luccica di apparenze e il mondo desolato che geme nella miseria. Non abbiate paura, non dite Sono giovane. Il Signore vi accompagna con la sua gioia: ti ho stabilito profeta delle nazioni (cfr Ger 1,4ss). Non lasciate mancare al mondo la gioia. Custodite la gioia, anche quando le circostanze sono avverse e il contesto è indifferente e vi trova antipatici. Non avere paura di fronte a loro, perché io sono con te per proggerti.

C’è motivo di gratitudine per il vostro consegnarvi definitivamente alla consacrazione per il servizio della missione ed è motivo di gratitudine la pluralità delle provenienze e le pluralità delle destinazioni.
La presenza di candidati della diocesi di Milano destinati al servizio delle comunità della diocesi e la presenza di candidati del PIME che saranno destinati a paesi diversi ricorda a tutta la Chiesa la missione per tutte le genti. L’imminente assemblea sinodale è il dono che Dio fa a questo momento di Chiesa per incoraggiare la missione, per esplorare le vie per camminare insieme con tutti i fratelli e le sorelle che vogliono trasformare la civiltà delle apparenze e delle diseguaglianze scandalose nella città della gioia e della fraternità universale.