La crisi del calcio: la vera soluzione non è reagire all’emergenza, ma lavorare quotidianamente per un calcio diverso. Servono anche azioni concrete: un impegno economico garantito dei professionisti a favore di chi lavora nelle società sportive di base per promuovere l’etica sportiva. Di fronte all’ennesimo episodio che ha sconvolto il modo del calcio alla vigilia degli Europei e di fronte ad altri arresti, il presidente nazionale del Csi Massimo Achini dichiara: «In questi giorni stiamo avendo la conferma che nel Paese esiste un calcio che non funziona. Ma per contro, c’è anche un calcio che funziona molto bene, è quello che si impegna quotidianamente a insegnare i valori dello sport e della vita ai più giovani; è quello vissuto e praticato in decine di migliaia di società sportive di base; è quello sostenuto dall’impegno generoso di migliaia di volontari che non percepiscono compensi».
«In queste ore sono state lanciate tante proposte per reagire allo scandalo delle scommesse clandestine: dal ritiro della Nazionale dagli Europei, al blocco del Campionato di serie A per un anno – continua Achini -. Il Centro Sportivo Italiano intende proporre un’altra strada. Non intendiamo reagire all’emergenza con proposte “provocatorie” e spettacolari. L’unico vero antidoto ai mali del calcio è un lavoro serio, quotidiano, difficile, svolto nella normalità per insegnare i valori della vita agli sportivi, ai giovani, ai dirigenti e a tutto il sistema. Quando si defilano inchieste giudiziarie di questa portata non esistono “ricette facili” per far tornare le cose come prima. Serve la fatica, l’impegno della ricostruzione mattone dopo mattone. Servono anni per far tornare le cose come prima… Secondo noi l’unica via per costruire sulla roccia il calcio di domani è dare forza e gambe alla parte buona del sistema. A quella che lavora con i giovani nelle periferie, nelle parrocchie, nei campi “spelacchiati” insegnando i valori della vita. Il calcio professionistico deve prendere esempio da questo e deve vergognarsi se non è capace di farlo. Certo qualche proposta concreta può essere utile. Allora ecco la nostra: i Campionati di vertice facciano fronte comune con le società sportive di base e contribuiscano a costituire un fondo per svilupparne i progetti più meritevoli. Sarebbe un segnale forte per dire che il mondo professionistico vuole reagire ed è disposto a sostenere chi con tanta fatica lavora silenziosamente per un calcio diverso e a misura d’uomo».
«Il Csi da sempre è impegnato in questa direzione – sottolinea il presidente -. Quotidianamente, silenziosamente, svolge un immenso lavoro con i giovani di tutto il paese utilizzando il calcio e lo sport come strumento di educazione alla vita. Queste sono le azioni serie che possono regalare speranza per il futuro. Non sarà un’azione “spettacolare”, ma è reale e garantisce risultati. In gioco non ci sono solo promozioni, retrocessioni, classifiche da modificare… c’è la sfida educativa che riguarda i giovani di tutto il Paese (lo sport può e deve fare tanto in questa direzione). Sarebbe ora di comprenderlo e di rendersene conto. Lavorare tutti insieme per uscire dall’emergenza grazie all’impegno quotidiano e serio per la promozione di un calcio diverso partendo dalla base e valorizzando le società sportive. Questa è la proposta del Csi».