Fatevi un regalo: andate subito a visitare il nuovo Grande Museo del Duomo. Chi ama l’arte, chi ha a cuore la Cattedrale ambrosiana, chi anche soltanto è curioso di bellezza, avrà di che sorprendersi. Un’esperienza unica oggi a Milano.
Noi l’abbiamo visitato ieri, nell’anteprima riservata alla stampa in occasione della sua inaugurazione. Complice l’assoluto riserbo della Veneranda Fabbrica, non sapevamo bene cosa aspettarci. Avevamo in mente il vecchio allestimento, certo. Le sale chiuse al pubblico quasi un decennio fa, a Palazzo Reale, con i suoi pezzi importanti, le statue monumentali che hanno segnato le tappe epocali del cantiere ininterrotto del Duomo, il celebre “modellone”, le testimonianze attorno alla genesi della Madonnina… E oggi c’è ancora ogni cosa di tutto ciò. Ma anche molto, molto di più. E in forma del tutto nuova, diversa, stupefacente.
Pensate che il cronista stia esagerando? Ne avete il diritto. Ma andate a vedere voi stessi, giudicate con i vostri occhi, con la vostra sensibilità. E fatelo appena possibile, godendovi così anche il piacere della novità, il gusto di raccontare ad altri l’emozione di una scoperta.
La nuova sistemazione studiata dall’architetto Canali è minimalista, essenziale, ma davvero efficace. I blocchi scolpiti di marmo di Candoglia emergono dalla penombra illuminati da fasci di luce, che ne esaltano il modellato e la potenza espressiva. Oggi come ieri, infatti, il Museo del Duomo di Milano è in buona parte un’esposizione di scultura, quanto di meglio è stato prodotto da quest’arte in sei secoli di tradizione lombarda ed europea. Ma mai, probabilmente, il visitatore è stato così coinvolto nell’ammirare da vicino questo tipo di opere, in una visione totalizzante e ravvicinata.
Le statue, ora isolate, ora a gruppi, sono lì davanti a noi, senza divisori né vetri protettivi, talmente a portata di mano da suggerire persino un’esperienza tattile. Ovviamente non si può fare (pena la gogna), ma la tentazione è forte, di percorrere cioè con le dita le superfici lisce o ruvide dei marmi, di sfiorare i corpi di questi santi di pietra, di accarezzare i volti angelici delle Madonne… Un po’ come dei san Tommaso dell’arte, insomma, così bisognosi, per una volta, non solo di contemplare, ma proprio di toccare.
Il percorso del nuovo Museo è suggestivo, trascinante, coinvolgente (il concetto di “sala”, infatti, è in qualche modo “superato”…). Si è accolti dai bagliori del Tesoro, fatto “emergere” dalla cripta del Duomo, per poi immergersi subito nella statuaria, nelle vicende della facciata, nello splendore delle vetrate.
Il visitatore è libero, naturalmente, di vagare a suo piacimento, ma, soprattutto al primo incontro, sarà bello affidarsi all’itinerario suggerito, cronologico nell’impostazione, esaltante nella presentazione, così da ripercorrere passo dopo passo la storia stessa della cattedrale ambrosiana e dei suoi grandi artefici, soprattutto scultori. Facendo immediati confronti fra scuole, tendenze, provenienze: i lombardi accanto ai renani, i toscani vicino ai borgognoni. Con le loro opere “discese” dalle guglie per preservarle dalla consunzione del tempo, ma ricollocate nella medesima concezione spaziale.
Attorno, le pareti nude del Palazzo Reale che fu ducale e visconteo: archi trecenteschi, volte sforzesche, muri di mattoni vecchi di secoli, riafforati in una visione stratigrafica che pare prima ancora archeologica, che architettonica. E che per la prima volta si svela agli occhi del pubblico: un’altra parte di Milano antica oggi recuperata.
Certo, qualcosa ancora resta da fare, com’è inevitabile per un riallestimento museale di questa portata. Al momento, infatti, non ci sono ancora i pannelli didattici ed esplicativi ad accompagnare la visita, che sono comunque previsti e che presto saranno installati (al momento il visitatore potrà comunque servirsi di tablet e di audioguide). Come presto verrà presentato il nuovo catalogo delle opere qui conservate, strumento necessario allo studioso come al turista.
Davvero un museo nuovo e grande, insomma, questo del Duomo di Milano. E soprattutto vivo, dove cioè hanno trovato riparo e valorizzazione grandi opere d’arte che ancor oggi fanno parte del meraviglioso quotidiano della Cattedrale. Come la quattrocentesca, dolce Madonna dell’Idea, che nella festa della Candelora verrà portata in processione per le navate del tempio ambrosiano, secondo un’interrotta tradizione di secoli.