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Percorsi ecclesiali

L’Eucaristia, cuore della Domenica

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17 gennaio 2016

Il mistero della croce
principio interpretativo del Vangelo

Segnando la fronte, le labbra e il petto il fedele fa professione di fede nella presenza viva di Gesù Cristo quando si legge la Scrittura

A cura del SERVIZIO PER LA PASTORALE LITURGICA

8 Gennaio 2016

Mentre dice Lettura del Vangelo secondo N., il diacono (o il sacerdote), dopo aver tracciato un segno di croce sul Lezionario o sull’Evangeliario, con il pollice della mano destra (ma non è proibito l’uso della mano sinistra) segna se stesso in fronte, sulla bocca e sul petto. Subito dopo, mentre rispondono acclamando Gloria a te, o Signore, fanno lo stesso anche tutti gli altri fedeli. Esplicitamente per il diacono (e il sacerdote), implicitamente per gli altri fedeli, la norma liturgica richiede che tutta l’assemblea dei fedeli si disponga alla proclamazione del Vangelo con tre piccoli, ma significativi segni di croce, applicati a tre punti del corpo che richiamano con una certa immediatezza il processo di interiorizzazione che nasce dall’ascolto in vista dell’annuncio e della testimonianza.

Presi nel loro complesso, i tre segni di croce introducono alla proclamazione del Vangelo suggerendo che il mistero della croce è il principio interpretativo fondamentale e unitario di tutte le pagine evangeliche lette nel corso dell’anno. E, poiché la Croce è l’immagine riassuntiva di una vita totalmente donata in un sacrificio d’amore dal quale è scaturita la salvezza dell’uomo e nel quale si è pienamente rivelato il volto di Dio, segnando la fronte, le labbra e il petto, ogni fedele fa una limpida professione di fede nella presenza viva di Gesù Cristo «quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura» (SC, n. 7). Lo dice bene un liturgista spagnolo, quando scrive che per noi il triplice segno di croce alla proclamazione del Vangelo «è una professione di fede: la Parola che ascoltiamo è di Cristo, anzi è Cristo stesso, e vogliamo che prenda possesso di noi, che ci benedica integralmente nella totalità della nostra persona (pensieri, parole, sentimenti, opere). È come dire: “Attenti, in questo momento ci parla Cristo Gesù, nostro Signore, al quale apparteniamo fin dal battesimo: la sua Parola è veramente salvifica ed efficace, e vuole penetrare fino al fondo del nostro essere”» (José Aldazábal).

Partendo da questa prospettiva globale si possono poi recuperare alcuni rilievi specifici riguardanti ciascuno dei tre segni di croce. Il primo tocca la fronte, luogo del corpo che rinvia all’intelligenza che comprende e alla memoria che custodisce. Predisponendosi all’ascolto del Vangelo ogni fedele è così condotto ad attivare al meglio le sue facoltà intellettive, perché nulla del buon seme della Parola vada perduto, e a trattenere in memoria la Parola ricevuta, perché – come Maria – possa tornare instancabilmente a meditarla nel suo cuore (cfr. Lc 2, 19). E, poiché senza la luce dello Spirito Santo non vi è autentica conoscenza della Parola, ecco che il segno di croce sulla fronte assume anche il senso di un’invocazione della sapienza, dono dall’alto, sintesi di intelletto, consiglio e scienza, che solo può dischiudere la ricchezza della parola evangelica.

Il secondo segno di croce tocca le labbra, luogo del corpo che rinvia al cibo che nutre, al bacio che esprime relazione d’amore e alla parola che comunica. Come il carbone ardente purificò le labbra del profeta, rendendolo pronto all’annuncio (cfr Is 6, 6-9), così il segno della la croce purifica le labbra di chi si dispone ad ascoltare il Vangelo, rendendole capaci di fare della Parola il proprio nutrimento vitale, di unirsi a Cristo in un bacio santo e non sacrilego come quello di Giuda (cfr. Mt 26, 48-49), di testimoniare a tutti con coraggio e con gioia il Vangelo della salvezza.

Il terzo segno di croce tocca il petto, luogo del corpo che rinvia alla ricchezza e alla forza dei sentimenti dell’animo umano. Coloro che si pongono in ascolto del Vangelo vengono così guidati a sincronizzare il battito del proprio cuore e il ritmo del proprio respiro a quelli di Gesù, cioè – come scrive l’apostolo Paolo – ad avere in loro «gli stessi sentimenti di Cristo Gesù» (Fil 2, 5). Il segno della croce diventa criterio per distinguere ciò che è secondo lo Spirito di Cristo da ciò che è secondo lo spirito del mondo e pone un sigillo sul cuore di chi ascolta il Vangelo perché, unito a Cristo, arrivi ad amare il Padre «con tutto il suo cuore, con tutta la sua anima e con tutta la sua mente», e «il prossimo suo come se stesso» (cfr Mt 22, 37-39).

Non ci resta allora che ripetere: quando fai i tre segni di croce in fronte, sulle labbra, sul petto, falli bene, senza fretta e in modo non superficiale. Senti il pollice che traccia con cura e con amore i solchi, verticale e orizzontale, che formano la croce su ciascuna delle tre parti del corpo implicate e immergiti per un istante in quell’immenso atto di amore e di misericordia che è alla radice di ogni autentico ascolto del Vangelo.