Il cuore antico di Milano? Pulsa ancora sotto la Biblioteca Ambrosiana. E da oggi è accessibile a tutti.
Proprio nei sotterranei dello storico edificio che custodisce straordinari materiali cartacei e magnifiche opere d’arte, infatti, tra piazza Pio XI e piazza San Sepolcro, si sono conservate le tracce originali del Foro romano, ovvero di quel grande spazio aperto che costituiva il centro della città di Mediolanum, così come la videro gli imperatori Augusto e Costantino e il vescovo Ambrogio. Un’area archeologica di eccezionale importanza, anche dal punto di visto simbolico, che dopo essere stata oggetto di un articolato intervento di allestimento – reso possibile dalla sinergia fra l’Arcidiocesi di Milano, il Ministero dei Beni Culturali, la Regione Lombardia e la Fondazione Cariplo – è ora finalmente fruibile al pubblico, restituita ai milanesi come ai moltissimi visitatori, italiani e stranieri, del capoluogo lombardo.
«Un enorme risultato», come l’ha definito monsignor Franco Buzzi, prefetto dell’Ambrosiana, ricordando come il ritrovamento dei resti del Foro romano sia avvenuto oltre vent’anni fa, in occasione dei lavori di ristrutturazione che hanno riguardato l’intero complesso della Veneranda Biblioteca. Confermando, così, quel che si era sempre supposto (anche sulla base di sparuti reperti ritrovati nell’area tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento), ma che ancora non si era potuto dimostrare attraverso inequivocabili testimonianze archeologiche. Testimonianze che oggi invece sono sotto gli occhi di tutti, in un percorso inedito e suggestivo che accompagna i visitatori alla scoperta della Milano romana.
Il Foro, infatti, rappresentava il vero e proprio centro dell’antica Mediolanum, aprendosi, secondo le consuetudini urbanistiche dei romani, nel punto d’incontro del principale asse viario nord-sud (il cardo, in uscita da Porta Ticinese) con quello est-ovest (il decumano, corrispondente al corso di Porta Romana). La piazza, di forma rettangolare, doveva occupare un’area di circa 160 metri per 50 (delimitata a nord dalle attuali vie Armorari e Spadari, a sud da via del Bollo) e costituiva la sede delle funzioni politiche, religiose e amministrative della città, ma era anche il fulcro delle sue attività commerciali.
Ciò che oggi si può vedere negli ambienti sotterranei dell’Ambrosiana è una porzione della pavimentazione della piazza del Foro, realizzata in pietra di Verona, e un tratto del porticato che delimitava il suo lato occidentale. In particolare si conservano due segmenti della canaletta in pietra per lo scolo delle acque meteoriche, realizzata in prossimità dell’accesso alle tabernae (cioè le botteghe degli artigiani, i negozi e i luoghi di ristoro), che sfilavano lungo i lati maggiori del Foro stesso. Sui due lati brevi, invece, si aprivano presumibilmente il Capitolium (ovvero il tempio dedicato alla Triade Capitolina: Giove, Giunone e Minerva) e la Basilica (dove era amministrata la giustizia). Ma sempre su quest’area si affacciavano anche gli edifici dellaCuria (il luogo di riunione del senato locale), della zecca imperiale (il cui ricordo rimane anche nel toponimo «via Moneta») e un mercato coperto (il Macellum).
Gli scavi archeologici, condotti con metodo stratigrafico, hanno consentito di datare la formazione del complesso forense ai primi decenni del I secolo dopo Cristo, periodo in cui la città di Milano, ricevuta la cittadinanza romana alla fine dell’età di Cesare, si dotò dei principali monumenti pubblici necessari per lo svolgimento della vita civile, con la realizzazione anche delle mura e del teatro.
Con il passare dei secoli, la centralità del Foro andò via via diminuendo, prima con la costruzione del vasto palazzo imperiale nel quartiere meridionale della città, poi per lo spostamento dell’asse cittadino verso l’attuale piazza del Duomo, attorno alla cattedrale. Ma i milanesi non dimenticarono il ruolo e il valore di questo spazio di aggregazione, erigendo proprio qui, al tempo delle crociate, la basilica dedicata al Santo Sepolcro (la cui cripta presto sarà oggetto di un nuovo intervento di recupero, sempre in chiave archeologica). E così fece anche il cardinale Federico Borromeo, che per concretizzare il suo sogno di una grande biblioteca pubblica scelse proprio il luogo-simbolo dell’antica Mediolanum: la «terra di mezzo», appunto, crocevia di genti e culture aperta al mondo. Come ci apprestiamo oggi a rivivere con l’evento dell’Expo 2015.