Che il Duomo sia un «tempio ininterrotto», la “gran Fabbrica”, come è stato definito, è evidente anche solo a rivolgergli uno sguardo distratto. I cantieri di restauro all’esterno, tra le guglie, sulla Guglia per eccellenza – la Maggiore – e all’interno, sono divenuti quasi un “arredo” ulteriore della sua struttura. E poi ci sono il Museo da inaugurare, l’Archivio della Veneranda Fabbrica ormai a riallestimento perfezionato e molto altro. Per questo l’Arciprete, monsignor Gianantonio Borgonovo, dice: «Il 20 ottobre, solennità della Dedicazione della Cattedrale celebrata con il Pontificale presieduto dal Cardinale, sarà un momento importante anche di avvicinamento al 4 novembre, quando riapriremo le porte del Museo e dell’Archivio. Proprio per inserire tutto questo in una sorta di “cornice” culturale, avvieremo a breve la “Scuola della Cattedrale” in cui confluiranno, come offerta di approfondimento e conoscenza aperta alla città, il Duomo con tutte le sue realtà e attività correlate: il monumento in primis, e poi il Museo, l’Archivio e la Biblioteca della Veneranda Fabbrica, la Biblioteca e l’Archivio Capitolare con i suoi tesori».
Dunque, una Cattedrale che, oltre a porsi come cuore della Chiesa ambrosiana e casa di tutti i milanesi, vuole entrare in dialogo con la città?
È proprio così. È appunto un dialogo a molti livelli quello che vorremmo realizzare, non solo con Milano e la diocesi, ma con il mondo intero, considerando che il progetto coinvolge anche la progressiva digitalizzazione del nostro patrimonio, in futuro quindi disponibile on line. Credo che la struttura stessa della “Scuola della Cattedrale” come progetto culturale, riesca a dire bene ciò che il Duomo è già e ancora di più può divenire: l’anima della metropoli, perché qui giungeranno e da qui partiranno possibili collaborazioni con le risorse museali e iniziative della Chiesa ambrosiana, sinora frammentate.
Un laboratorio in progress, sospeso tra il passato e il futuro…
Con la “Scuola” non vogliamo aggiungere un ulteriore istituto accademico ai molti che Milano già possiede, ma dare vita a un incrocio di cultura che permetta una maggiore comprensione della nostra storia comune. Basti pensare che l’Archivio della Fabbrica è quasi un Chronicon – potremmo definirlo un diario della città -, che ripercorre più di sei secoli e che non è ancora stato studiato. Se lo faremo, non si tratterà solo di erudizione o di ricerca scientifica, ma sarà il ritrovare le radici di un’identità che ha nella Cattedrale una delle sue massime espressioni. Così come con il Museo, reso di nuovo finalmente fruibile, recuperiamo una vicenda plurisecolare scritta nelle pietre, nel marmo, nei manufatti splendidi esposti su un percorso che si snoda su 2500 metri quadri di superficie ed è suddiviso in 26 sale più la Sala delle Colonne, con la “Scuola” ritroviamo il senso di un itinerario che ha ancora molto da insegnare alla nostra società; e lo faremo attraverso corsi di letteratura, di storia milanese, di storia della Chiesa ambrosiana e della sua presenza nel territorio. E intendiamo anche lasciare un segno concreto di questo cammino – giustamente definito in progress – con l’avvio di una collana di pubblicazioni che si chiamerà anch’essa “Scuola della Cattedrale”.
Insomma, non un’operazione di archeologia storica, ma uno strumento con cui il Duomo si apre ancora di più. Tra i grattacieli che disegnano lo skyline come simbolo della Milano del Terzo Millennio, mettiamo anche la Cattedrale?
Forse si può anche leggere così il progetto. Direi che sono tre le “anime” con cui ricostruire la nostra identità: comprendere il monumento nella sua storia e nela sua permanenza lungo i secoli; ricostruire una memoria che faccia apprezzare chi siamo e da dove veniamo attraverso i documenti archiviati nei faldoni dell’Archivio o nei cimeli del Museo; infine, proiettarsi verso il futuro con le trame consegnateci dalla “Scuola della Cattedrale”.