Ci sono quelli che si lamentano della durezza del Cardinale, dell’ostinazione con cui persegue i suoi obiettivi, della sua ossessione per norme e verifiche, direttive e pene relative, ingiunzioni e pretese d’essere obbedito. Non per vantarmi, ma penso di conoscerlo meglio degli altri, perché passo con lui tanto di quel tempo. Anch’io – è vero – certi giorni non ne posso più. E lui continua e continua. Ma l’idea che si fanno quelli che lo criticano è sbagliata. Non si può dire che lui sia solo diritti e doveri. Non è solo volontà ferrea e ascesi impossibile. Non ha in mente solo di difendere dignità e poteri del vescovo. Non è solo fulmini e saette contro ogni sospetto d’eresia. Anche lui è tirato. Anche lui è esasperato. Anche lui è angosciato. Ci sono momenti duri anche per lui. Quando si mette a insegnare e a dettar legge anch’io lo trovo noioso. Ma quando attraversa la folla portando la croce e l’accompagna la preghiera semplice della gente e gli sguardi che si velano di commozione e la desolazione sembra trasfigurarsi in qualche cosa che assomiglia alla speranza, là mi sembra veramente felice. Mi son fatto così l’idea che riunioni e discussioni, ragionamenti e legislazioni possono servire alla gioia se diventano vera devozione, una religione in carne e ossa.
Appunti sul vescovo santo (1)
Il cardinale Borromeo, una religione in carne e ossa
di MARIO Il segretario
15 Novembre 2010