La solennità di tutti i santi e, immediatamente dopo, la memoria orante dei defunti, ci obbligano a confrontarci con una dimensione fondamentale della fede: la perseveranza. Anche se spesso raccontata in modo dimesso, o addirittura poco evidenziata, l’attitudine della perseveranza è il punto su cui si gioca la vera sfida per la nostra fede oggi. Come ci ricorda il nostro Arcivescovo, nella lettera pastorale, ripercorrendo con noi l’icona della Chiesa degli Apostoli. «In ogni cosa erano perseveranti: i cristiani non vivono il tempo come un logoramento che stanca l’amore, come un invecchiamento che spegne lo slancio, come una durata che intiepidisce l’ardore. Vivono piuttosto il tempo come il presente che rende possibile la fedeltà in forza della fedeltà di Colui che è presente ».
Non è facile perseverare, quando la nostra fede è messa di fronte alla prova del male e della morte, come il clima di questi giorni ci ricorda. Non è facile perseverare, quando si intuisce che la vita che stiamo vivendo è immersa in una battaglia – quella raccontata dal libro dell’Apocalisse, ascoltato nella solennità di tutti i santi – che appare molto superiore alle nostre forze.
È però dentro questo quadro che si comprende la grandezza della figura dei santi. Anche loro come noi si sono trovati di fronte a questo dilemma; anche loro come noi hanno sperimentato la fatica e la paura. Loro – prima di noi – hanno saputo appoggiarsi in modo saldo al realismo della fede per non accettare facili soluzioni. Non sono fuggiti; non si sono rifugiati in isole costruite sul cinismo o sull’egoismo. Hanno deciso di misurarsi con questa sfida, di continuare a credere, fidandosi fino in fondo di «colui nel cui sangue hanno lavato le loro vesti», dell’Agnello inviato da Dio per portare su di sé il peccato del mondo.
E, grazie a questa loro perseveranza, hanno scoperto la forza della fede, la sua capacità di generare futuro. I santi sono coloro che, fidandosi di Dio e appoggiandosi sulla sua parola, hanno saputo vivere fino in fondo il loro presente, scorgendovi le tracce della presenza dello Spirito e la sua volontà di continuare a donarci un futuro. In questi giorni di memoria e di preghiera ci viene chiesto di verificare la qualità della perseveranza della nostra fede. Solo così potremo continuare a vivere quella solidarietà che diventa capace di contagiare gli uomini e il mondo con la nostra fede. Come seppe fare San Carlo, la cui memoria è ancora fonte di nutrimento per tutti noi, per la fede della nostra Chiesa ambrosiana.
da Avvenire,03/11/12