Venerdì 30 ottobre, alle 21, il cardinale Angelo Scola sarà in visita pastorale al Decanato di Cantù (Co). Abbiamo chiesto al decano, don Arnaldo Mavero, quali sono le caratteristiche di questo territorio.
Quali aspettative avete da questo appuntamento?
È un momento privilegiato per guidare e consolare il popolo di Dio. Ma è anche un’occasione per verificare come nelle comunità sono recepite le priorità pastorali, punto di riferimento per il cammino della Diocesi. E dunque per vedere come stiamo camminando.
Come è organizzato il vostro Decanato?
È di circa 84 chilometri quadrati con 112 mila abitanti e un totale di venticinque parrocchie, di cui cinque Comunità pastorali, una Unità pastorale e tre parrocchie singole. Le attività che si svolgono da noi sono parecchie. In particolare abbiamo deciso di porre all’attenzione del Cardinale quattro realtà che possono rappresentare il volto più caratteristico del Decanato. La prima è quella della Pastorale giovanile, molto viva grazie alla presenza di sei preti giovani che ne sono incaricati e di una équipe decanale. Ci piacerebbe sapere cosa suggerisce il Cardinale per questo cammino. Il secondo ambito è quello educativo e culturale, ricco e pieno di potenzialità: da noi ci sono infatti dieci scuole dell’infanzia parrocchiali e tre scuole paritarie per un totale di circa 1.200 alunni, mentre nelle parrocchie si svolgono molte iniziative dedicate alla cultura. Vorremmo a questo proposito chiedere al Cardinale come sostenere questo lavoro per avere incidenza missionaria più ampia nella nostra realtà. Il terzo aspetto è quello della famiglia, perché da noi sono presenti sia un consultorio di pastorale familiare che diverse iniziative dedicate ad essa. Vorremmo che l’Arcivescovo ci aiutasse a considerare la famiglia non solo un “oggetto”, ma anche un “soggetto” della pastorale e a fare in modo che nella comunità maturi questa presa di coscienza. Infine la carità. Nel nostro Decanato ci sono infatti grandi esperienze e una tradizione prolungata in quest’ambito, grazie alle scelte dei sacerdoti che da molti anni si sono dedicati alle iniziative a favore del prossimo. Vorremmo che queste attività fossero sempre più animate dalla logica dello spirito di servizio cristiano, che talvolta, quando si è presi da mille cose da fare, può rischiare di passare in secondo piano.
Come si svolgerà la visita?
Il Cardinale arriverà alle 21 al teatro “Fumagalli” di Vighizzolo. Dopo un breve saluto introduttivo e un filmato di presentazione, a cura della pastorale giovanile, ci sarà l’intervento dell’Arcivescovo e quindi uno spazio libero per le domande dei fedeli. Alla serata sono invitati tutti: presbiteri, religiosi e laici.
La crisi economica si è sentita molto sul vostro territorio?
Sì e si sente ancora. Quello che salva sono le piccole attività artigianali. Da noi è molto sviluppata l’industria del legno, dell’intaglio e dei mobili di alto pregio. Anche tra queste realtà qualcosa è stato toccato dalla crisi. Mentre una parte di esse, più di nicchia, che è riuscita a lavorare con l’estero (soprattutto con Russia ed Emirati Arabi), ha avuto minori difficoltà.
Immigrazione: a che punto siamo?
Gli stranieri sono l’8-9 per cento della popolazione. La loro presenza è maggiore a Mariano e Cantù, anche se oggi in diverse parrocchie è stata attivata l’accoglienza per i richiedenti asilo. Da noi è presente una comunità musulmana con persone provenienti soprattutto dal Bangladesh e dall’Africa. Ci sono poi badanti che arrivano dai Paesi dell’Est e un buon numero di persone che viene dall’America latina.
I giovani frequentano assiduamente?
Abbiamo una bella realtà giovanile, grazie soprattutto alla presenza di sei sacerdoti giovani che la animano. Ci sono tante proposte qualificate. La fatica di intercettare i giovani però c’è. Anche perché per frequentare l’università devono comunque spostarsi verso Milano e il viaggio comporta alcune ore di treno.