«Dallo scorso 19 settembre l’ala dell’ex liceo è abitata dai seminaristi del Biennio e del Corso Propedeutico e io non posso che dirmi soddisfatto di come questa comunità si sia ormai ben integrata nella nuova sede, qui a Venegono». Ne è convinto monsignor Giuseppe Maffi, rettore del Seminario, pur non nascondendo di aver avuto all’inizio anche qualche timore. Intanto i lavori per il completamento della ristrutturazione degli ambienti destinati agli studenti dei primi anni di Teologia proseguono a ritmo serrato.
Monsignor Maffi, facciamo il punto sul cantiere: cosa è stato fatto e cosa manca ancora?
Si è cominciato con la ristrutturazione del pian terreno dell’ala liceale, dove sono state ricavate le aule per la scuola, le aule multimediali, l’aula per la meditazione, il rettorato e la segreteria. È stato rimesso a posto il refettorio e ricavata nella cripta la cappella. Momentaneamente i seminaristi del Biennio dormono nella stessa ala di quelli del Quadriennio, ma quando i lavori di ristrutturazione saranno ultimati, si pensa entro il 7 maggio prossimo, avranno 84 camerette nell’ex liceo, insieme a una nuova cappella e all’aula magna, che sono gli ambienti che mancano.
Siete riusciti a rimanere nelle spese preventivate?
Sì, il costo della ristrutturazione dell’intera area, circa 6 mila metri quadrati disposti su tre piani, rimane intorno ai 9 milioni e mezzo di euro, una cifra comunque non da poco.
Avete ricevuto offerte per la ristrutturazione?
Qualcuna da parte delle persone che hanno a cuore il Seminario e un lascito da parte di un sacerdote.
Con l’arrivo del Biennio, come è cambiata la comunità di Venegono?
Biennio e Quadriennio hanno una vita molto simile a quella degli anni scorsi: sono due comunità differenti e parallele che convivono sotto uno stesso tetto. Certo, ci sono occasioni maggiori per stare insieme e condividere momenti celebrativi, come è successo per la professione di fede dei diaconi, ma anche momenti di svago, quali la castagnata di qualche giorno fa o una partita di calcio.
Perché è importante che le due comunità vivano in ambienti diversi?
Perché pur avendo gli stessi obiettivi, i percorsi sono differenti. Per fare un esempio: i seminaristi del Biennio non provengono più tutti dagli ambienti oratoriani e dalle parrocchie, non hanno più alle spalle una esperienza liturgica comune, per questo è importante che nei primi anni gli vengano spiegati i segni e i simboli delle celebrazioni, mentre al Quadriennio le celebrazioni sono sempre più simili a quelle delle parrocchie dove andranno a esercitare il loro ministero. Anche la scansione degli orari della giornata è differente, il Biennio l’ha mantenuta come a Seveso, e trovo che sia giusto così.
I seminaristi di Seconda Teologia, abituati all’ambiente più raccolto e famigliare del Seminario di San Pietro Martire, si sono subito ambientati?
Sì, diciamo che nelle prime settimane erano tutti intenti a scoprire la loro nuova dimensione e interessati a capire come si vive all’interno del Quadriennio, ma ora, anche da un confronto con il prorettore don Luigi Panighetti, mi sembrano ben integrati.
E i nuovi entrati?
Da questo punto di vista per loro è stato più semplice ambientarsi, non avevano un termine di paragone.
Pur trovandosi il Seminario un po’ fuori dal paese, ci sono comunque contatti con l’ambiente esterno?
Sì, certo, il Seminario di Venegono non è inserito proprio nel centro del paese come quello di Seveso, qui non c’è l’esperienza del Santuario e delle celebrazioni che coinvolgono tanta parte della cittadinanza, ma i seminaristi hanno ugualmente molti contatti con l’ambiente esterno. Al sabato e alla domenica i ragazzi sono in parrocchia; la sera spesso amici e parenti sono ospiti qui in Seminario dove si fermano per la liturgia e la cena; la domenica c’è la Messa per le famiglie e capita che gruppi di adolescenti vengano a trovarci e poi gli educatori del Seminario si fermano a chiacchierare con loro. Il Biennio è sempre stato più legato alla spiritualità, ma i contatti con l’esterno anche qui non mancheranno.