«Come tutte le realtà elementari di cui l’uomo universalmente fa esperienza (la conoscenza, l’amore…), anche il dolore e la sofferenza sono difficili da spiegare». Sono parole dell’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, nella riflessione che impreziosce la nuova edizione dello scritto-testamento del beato don Carlo Gnocchi Pedagogia del dolore innocente, ripubblicato nei mesi scorsi dalla San Paolo e dalla Fondazione Don Gnocchi (con il contributo della Fondazione Cariplo) in occasione del sessantesimo anniversario della morte del “padre dei mutilatini”.
Argomenti e riflessioni al centro di un incontro pubblico in programma giovedì 2 marzo, al Santuario del Beato don Gnocchi a Milano (via Capecelatro 66, zona San Siro), con inizio alle 18. Interverranno lo stesso cardinale Scola e il professor Salvatore Natoli (ordinario di filosofia teoretica all’Università degli Studi di Milano Bicocca), con Marco Tarquinio (direttore di Avvenire) in veste di moderatore.
Sono temi da sempre molto cari al cardinale Scola, come lui stesso rivela nella riflessione contenuta nel libro: «Imbattendomi, quando ero ancora un ragazzo, nelle Lettere sul dolore di Mounier, vi ho trovato un’acutissima documentazione delle riflessioni di cui la grande opera che è nata da don Gnocchi dà impressionante e quotidiana testimonianza…». Alla riflessione dell’arcivescovo di Milano, il testo affianca anche uno scritto del professor Natoli.
Pedagogia del dolore innocente apparve in prima edizione a poche ore dalla morte di don Carlo. La folla che partecipò ai funerali in Duomo, celebrati dall’arcivescovo Giovanni Battista Montini, ebbe per la prima volta tra le mani questo piccolo, prezioso libro, la forma matura – tanto più perché estrema – del cammino spirituale dell’apostolo dell’infanzia martoriata.
«Il dolore è un fatto umano, senza senso diventa inumano e si avvia verso possibili percorsi disumani – scrive nella prefazione della nuova edizione il presidente onorario della Fondazione, monsignor Angelo Bazzari -. Dunque il dolore innocente “enigma”o “mistero”? A ciascuno l’ardua sentenza».