C. P., 36 anni, di Legnano, tre figli a carico, è tonata a studiare grazie al Fondo Famiglia Lavoro. La sera, due volte alla settimana, dalle 7 alle 10, va all’Istituto Clerici di Parabiago per seguire le lezioni che le permetteranno di ottenere la licenza di cuoco e quindi cercare un lavoro nell’ambito della ristorazione. Sono stati i volontari del distretto della zona, ai quali si era rivolta per chiedere aiuto, a proporle questa opportunità e a pagarle il corso di formazione. «Erano anni che non mettevo più piede in un’aula scolastica e con la famiglia e i problemi economici che devo affrontare rimettermi in gioco non è stato facile – racconta -. Ma in parrocchia ho incontrato persone stupende; gli stessi professori sono stati molto gentili; tutto questo mi ha incoraggiato molto e mi fa sperare di poter ricominciare davvero».
Al distretto di Legnano del Fondo Famiglia Lavoro, C. era arrivata a dicembre dello scorso anno, dopo che l’impresa di pulizie dove era impiegata senza un vero e proprio contratto l’aveva lasciata a casa. Poco dopo aveva perso il lavoro anche il marito. «Avevo bisogno di soldi per mettere insieme, come si dice, il pranzo con la cena, pagare le bollette del gas e della luce, insomma tirare avanti – spiega -. I volontari hanno compreso la situazione e mi hanno aiutata, ma mi hanno fatto capire che, se volevo risolvere davvero i miei problemi, dovevo anche un po’ scommettere su me stessa, che non potevo più accontentarmi di lavoretti in nero, come ho sempre fatto finora». Ecco così la proposta del corso. «Nel 2015 a Milano ci sarà l’Expo – ragiona -. I ristoranti e gli alberghi in questa zona, vicinissima al sito espositivo, avranno bisogno di nuovo personale per accogliere i visitatori che verranno da tutto il mondo. Con questo corso potrò candidarmi magari come aiuto cuoco. Ci provo. Magari mi va bene…».
Nel frattempo, per la sussistenza ci si affida alle offerte dei lavori temporanei che arrivano grazie alla rete degli amici e dei familiari con il passaparola. Una volta è lo sgombero di una cantina, un’altra è la ritinteggiatura di una sala, un’altra ancora è qualche ora come colf. «Io e mio marito facciamo quello che capita. Con tre bambini da mantenere non si può stare a guardare troppo per il sottile – mette in chiaro -. La flessibilità, di cui tanto si parla, è una fregatura. Noi siamo iper-flessibili, eppure il lavoro non c’è: dalle agenzie interinali non c’è mai arrivata una proposta e finoora, per riuscire a lavorare un po’, abbiamo dovuto affidarci solo alle conoscenze personali. Questo significa vivere alla giornata, senza sapere se avrai i solidi a sufficienza la settimana dopo per pagare la bolletta che scade e fare la spesa, o se invece dovrai chiedere il pacco-viveri in parrocchia…».