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Mariano Comense

Così la Caritas “si sporca le mani” con i profughi

Quattro famiglie ospitate negli appartamenti gestiti dalla Tantum Aurora, una onlus costituita ad hoc, nell’ambito della convenzione con la Prefettura di Como. «Il nostro è un lavoro soprattutto educativo, che nasce dalla carità cristiana»

di Claudio URBANO

5 Giugno 2016

È un doppio impegno, quello della Caritas di Mariano Comense. L’assistenza a 300 famiglie in un Comune di 25 mila abitanti mostra che anche qui la crisi economica ha colpito duro, ma ciò non ha impedito alla comunità di impegnarsi, ormai da tre anni, anche nell’accoglienza dei profughi.

Sono quattro le famiglie ora ospitate negli appartamenti gestiti dalla onlus Tantum Aurora, costituita ad hoc dalla Caritas dell’unità pastorale cittadina. I soldi dell’affitto vengono dal contributo previsto nella convenzione con la Prefettura di Como, che invia i nuclei familiari. Il resto è opera dei volontari Caritas, che seguono le famiglie in tutto: dalle ricette mediche alla scuola dei figli, alla gestione delle spese, come spiega Marco Bellotti, uno dei volontari. La parte più difficile? «Far capire alle famiglie ospitate cosa è veramente necessario e cosa deborda dai reali bisogni». Oltre, naturalmente, al lavoro. La legge stabilisce che, fino a quando non abbiano ottenuto il riconoscimento (o il diniego) della propria richiesta di asilo, le persone non possono lavorare, se non sotto forma di contributo volontario e non retribuito. «Introdurre l’obbligo di un’attività a partire dai lavori socialmente utili – auspica Bellotti – anche in questo periodo di limbo rispetto al loro status giuridico sarebbe soprattutto utile ed educativo per le persone accolte, che imparerebbero a inserirsi e a essere via via autonome in vista del momento in cui cesserà il periodo di protezione “attiva” garantita dallo Stato».

È proprio l’impegno caritativo, d’altra parte, a rendere possibile instaurare con chi viene assistito una relazione personale e di familiarità che va al di là di quanto prevedono gli obblighi di legge. «Il nostro è un lavoro soprattutto educativo, che nasce dalla carità cristiana – sottolinea Bellotti – altrimenti, terminato il periodo presso di noi, lasceremmo le famiglie in mezzo alla strada…».

Un lavoro impegnativo e portato avanti con convinzione, dunque, ma a Mariano Comense questo ruolo della Caritas è una novità. «Per l’accoglienza dei richiedenti asilo l’input è arrivato direttamente dal viceprefetto di Como Corrado Conforto Galli, che per alcuni mesi è stato commissario prefettizio proprio di Mariano – rivela il parroco don Luigi Redaelli -. Un invito a sporcarci le mani, al di là della generica disponibilità all’accoglienza». La costituzione della Caritas cittadina è stata invece un’iniziativa del parroco, voluta come segno visibile sul piano della carità, al momento della nascita dell’unità pastorale che ha riunito tre parrocchie: «Abbiamo scoperto tra noi energie insospettate…».