«In occasione del trigesimo della morte del cardinale Carlo Martini il Duomo deve tenere i toni bassi», dice l’Arciprete monsignor Luigi Manganini, «per permettere ai fedeli di frequentare la loro parrocchia». In Cattedrale le celebrazioni della giornata – nove in tutto – andranno a suffragio del cardinal Martini ma tre in particolare: alle 8.30 c’è la Messa solenne del Capitolo del Duomo; alle 12.45 Moderator Curiae monsignor Bruno Marinoni presiederà la celebrazione per tutto il personale della Curia; alle 17.30, la Messa cosiddetta “parrocchiale” sarà seguita da una breve processione davanti alla tomba dell’Arcivescovo posta sotto la croce di San Carlo.
Dal giorno successivo ai funerali non si è mai interrotto il flusso di fedeli che entrano in Duomo per visitare la tomba di Martini, per pregare o chiedere intercessioni per qualche preoccupazione o dramma della vita, sia per se stessi che per altri. Mons. Manganini parla di «presenza ininterrotta e tranquilla di persone di ogni età». Credenti e non credenti percorrono in silenzio la navata sinistra del Duomo e si fermano assorti, chi per pochi istanti e chi per un tempo più prolungato, davanti alla tomba del cardinal Martini.
Per i visitatori sono sempre a disposizione le immagini ricordo che la Diocesi ha fatto stampare per il giorno del funerale, ma anche quelle realizzate dalla Fabbrica del Duomo che sul retro ha voluto far pubblicare una frase tratta dall’omelia dell’arcivescovo Martini del 23 marzo 1986. Vi si legge: «Anche a noi è stato dato oggi di rientrare in questo tempio riaperto integralmente al culto, rinnovato nella sua bellezza, e ci nasce spontanea dal cuore l’esclamazione: “Guarda che pietre e che costruzioni”». L’occasione era infatti la completa riapertura del Duomo di Milano, fino a quel momento utilizzato parzialmente per via dei lavori nella zona dell’altare e del tiburio. Allora come oggi la Cattedrale è visibile in tutto il suo splendore e invita più che mai alla preghiera.