Gd 1, 1-8; Sal 138 (139); Lc 20,9-19
Giuda, servo di Gesù Cristo e fratello di Giacomo, a coloro che sono prediletti, amati in Dio Padre e custoditi da Gesù Cristo, a voi siano date in abbondanza misericordia, pace e carità. Carissimi, avendo un gran desiderio di scrivervi riguardo alla nostra comune salvezza, sono stato costretto a farlo per esortarvi a combattere per la fede, che fu trasmessa ai santi una volta per sempre. Si sono infiltrati infatti in mezzo a voi alcuni individui, per i quali già da tempo sta scritta questa condanna, perché empi, che stravolgono la grazia del nostro Dio in dissolutezze e rinnegano il nostro unico padrone e signore Gesù Cristo. (Gd 1,1-4).
Giuda esplicita due motivi che lo hanno spinto a scrivere la sua lettera: il desiderio di parlare della salvezza che è donata a tutti e la necessità di combattere per la fede contro coloro che la stanno travisando. Questi motivi potrebbero apparire contrari l’uno all’altro ma non lo sono, nè è possibile pensare che la gioia per la salvezza donata sia a buon mercato e superficiale: è anzi questa a spingere a distinguere cosa sia bene e cosa male e, di conseguenza, a impegnarsi perchè il bene si affermi. A ciascuno, oggi, il compito di capire in quale modo lasciare che la salvezza già donata possa essere esperienza di tutti.
Preghiamo
Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri,
osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie.
dal Salmo 138 (139)