Ap 6, 12 – 7, 3; Sal 67 (68); Mt 19, 27-29
Vidi, quando l’Agnello aprì il sesto sigillo, e vi fu un violento terremoto. Il sole divenne nero come un sacco di crine, la luna diventò tutta simile a sangue, le stelle del cielo si abbatterono sopra la terra, come un albero di fichi, sbattuto dalla bufera, lascia cadere i frutti non ancora maturi. (Ap 6,12-14)
Per indicare la devastazione il libro dell’apocalisse usa un’immagine molto efficace e purtroppo ormai anche comune: una bufera che fa cadere dagli alberi i frutti non ancora maturi. Quell’immagine è reale sia dal punto di vista climatico, sia come metafora per indicare i buoni talenti che vengono dispersi perché distrutti prima che possano sbocciare e dare frutto. Il brano, tuttavia, si conclude indicando che la volontà del Signore non è quella di interrompere ciò che può avere vita, egli non vuole distruggere ma salvare.
Per vivere la sua parola oggi ci è offerta la possibilità di comprendere in quale modo conservare e favorire i frutti, reali e metaforici, che qualificano l’esistenza di tutti.
Preghiamo
I giusti invece si rallegrano,
esultano davanti a Dio e cantano di gioia.
Di giorno in giorno benedetto il Signore:
a noi Dio porta la salvezza.
dal Salmo 67 (68)