2Mac 12, 38-45; Sal 102 (103); Gv 1, 35-42
Il nobile Giuda esortò tutti a conservarsi senza peccati, avendo visto con i propri occhi quanto era avvenuto a causa del peccato di quelli che erano caduti. Poi fatta una colletta, con tanto a testa, per circa duemila dracme d’argento, le inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio per il peccato, compiendo così un’azione molto buona e nobile, suggerita dal pensiero della risurrezione. Perché, se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti. (2Mac 12,42-44)
“Il pensiero della resurrezione”. È questa una delle prime volte nelle quali la Bibbia fa menzione esplicita della resurrezione; è particolarmente significativo che esso emerga in un periodo di persecuzione e che spinga Giuda a pregare per i morti, caduti in una situazione di peccato. Oggi è l’occasione per considerare quale sia il nostro rapporto con la morte e, di conseguenza, con la resurrezione, a partire dalla salvezza rivelata da Gesù.
Preghiamo
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.
dal Salmo 102 (103)