Dn 2,36-47; Sal 97 (98); Col 1,1-7; Lc 2,36-38
«Anna si mise a parlare del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme». (Lc 2,38)
Simeone attende la consolazione d’Israele, la profetessa Anna e un gruppo di altre persone aspettavano la redenzione. Sono gli anawîm i poveri di Dio, i poveri in spirito, che aspettano l’intervento di Dio, senza contare sulle proprie forze. Per questo Anna loda il Signore come Signore, fa una preghiera di ringraziamento per aver iniziato questa opera di redenzione. Nel diritto familiare ebraico (Lev 25,47-49) la parola “redenzione” era usata per indicare il “riscatto” che il parente più prossimo pagava per riacquistare la libertà di un proprio congiunto che, caduto in miseria, era diventato schiavo dei suoi creditori. Quindi la redenzione era un atto di amore vero e proprio tra parenti. Dio, nel Figlio Gesù, si è fatto nostro parente più prossimo per riscattarci, salvandoci. Gesù è il Redentore atteso, già proclamato dallo stesso Zaccaria (Lc 1,68) e ora annunciato e lodato dalla profetessa Anna.
Preghiamo
Un giorno santo è spuntato per noi:
venite tutti ad adorare il Signore;
oggi una splendida luce è discesa sulla terra.
dalla Liturgia