Esd 2, 1-2. 61-65. 68-70; Sal 125 (126); Lc 12, 42b-48
Alcuni capi di casato, al loro arrivo al tempio del Signore che è a Gerusalemme, fecero offerte spontanee al tempio di Dio per edificarlo al suo posto. Secondo le loro possibilità diedero al tesoro della fabbrica sessantunmila dracme d’oro, cinquemila mine d’argento e cento tuniche sacerdotali. Poi i sacerdoti, i leviti, alcuni del popolo, i cantori, i portieri e gli oblati si stabilirono nelle loro città e tutti gli Israeliti nelle loro città. (Esd 2,68-70)
Quando si conclude l’esilio a Babilonia non sono molti i membri del popolo che fanno ritorno, non è certo possibile immaginare i fasti del periodo precedente. Ma non è questo il dato su cui si concentra il resto di Israele: ciascuno contribuisce, nella misura del possibile, perché il tempio, occasione dell’incontro con Dio, venga ricostruito.
Forse è lo stesso sguardo con il quale interpretare, da cristiani occidentali, la realtà odierna: anziché considerare i numeri perduti, chiedersi in quale misura poter dare qualcosa di sé perché l’incontro con Dio sia ancora possibile, per chi e come Lui vorrà.
Preghiamo
Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.
dal Salmo 125 (126)