Ap 17,3b-6a; Sal 136 (137); Gv 14,12-15
Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. (Gv 14,15)
Grazie, mio carissimo padre, di parlarmi di nostro Signore Gesù. Di che cosa parleremmo se non di colui che è la nostra vita, per il quale respiriamo, per il quale soltanto vogliamo vivere, al quale apparteniamo senza limiti e senza riserve? E com’è divinamente buono a permettere di amarlo a delle formiche come noi. Non solamente ci guarda, ma si fa uno dei nostri; per lui «la sua delizia è di essere con i figli degli uomini»; si prende cura di loro e li conduce in tutte le loro vie; si fa l’ultimo tra loro, soffre con loro e muore a causa loro e per loro. Come siamo felici! Ammirazione, contemplazione, imitazione, possesso, unione di cuore e di volontà, glorificazione del beneamato, obbedienza. L’obbedienza è l’ultimo, il più alto e il più perfetto dei gradi dell’amore, quello dove si finisce di esistere per sé stessi.
(Lettera a p. Jérôme, 24 gennaio 1897, in C. de Foucauld, «Cette chère dernière place». Lettres à mes frères de la Trappe, Cerf, Paris 2012)
DA FRATELLI TUTTI
Il culto a Dio, sincero e umile, «porta non alla discriminazione, all’odio e alla violenza, ma al rispetto per la sacralità della vita, al rispetto per la dignità e la libertà degli altri e all’amorevole impegno per il benessere di tutti». In realtà: «Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore». (FT 283)