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Chiunque lo guarderà resterà in vita (Nm 21,8)

Festa del SS Crocifisso, Tradate – 15 settembre 2024

15 Settembre 2024

1. Come è la città?
La città è bella, dicono alcuni. I servizi funzionano, le case sono ben tenute, ci sono le scuole, l’ospedale, le forze dell’ordine, ci sono spazi verdi e spazi commerciali ben equilibrati, l’aria è pulita, la vita è tranquilla.
La città è brutta, dicono alcuni. I muri sono sporchi, ci sono aree abbandonate, c’è povera gente che vive nel degrado, nello squallore, ci sono vie dove io di notte non passerei, ci sono traffici illeciti, ci sono solitudini desolate.
La città non sa se è bella o brutta. La città è smarrita, la città non è una città, ma un convivere a caso di isole che non comunicano, un aggregarsi provvisorio di interessi, una specie di supermercato dove ciascuno prende quello che gli serve e non si cura d’altro.

 

2. La chiamata ad alzare lo sguardo.
I cristiani che abitano la città si radunano intorno al Signore e hanno un messaggio per la città.
Hanno da offrire la testimonianza di un invito ad alzare lo sguardo, a rivolgere lo sguardo al crocifisso, per riconoscere un punto di riferimento, un segno che indica la via promettente per la vita della città.
Ecco: lo sguardo! Lo sguardo che dice il desiderio, la direzione che vuoi seguire, ciò che ti attira.
Dove guardi? Chi guarda a sé stesso si condanna alla solitudine. Chi guarda alla terra, allo spettacolo desolante delle guerre e delle miserie, si ferma nello scoraggiamento e nella disperazione. Chi guarda le previsioni di come andranno le cose si immerge nell’angoscia.
Chi guarda alle cose ne diventa schiavo. Chi guarda alle vetrine e si incanta delle apparenze diventa un consumatore. Chi guarda agli altri come sconosciuti, è indotto a pensare che la sicurezza sia nell’isolamento.
Dove guardi? Come guardi?
I discepoli di Gesù invita a volgere lo sguardo a Gesù come la promessa della salvezza che offre speranza alla città e a ciascuno degli abitanti della città.

 

3. Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna (Gv 3,15).
Lo sguardo rivolto a Gesù, innalzato come il serpente di bronzo nel deserto, è lo sguardo della fede, cioè lo sguardo che riconosce in Gesù la rivelazione dell’amore di Dio che non vuole condannare il mondo ma salvare il mondo, salvare chiunque guarda a Gesù e crede.
I discepoli di Gesù hanno questo da dire alla città: noi guardiamo insieme verso il principio della speranza, perciò possiamo rendere abitabile la città, non come un supermercato per soddisfare i nostri desideri, ma come una comunità in cui riconoscersi fratelli e sorelle.
Che cosa rivela lo sguardo rivolto al Crocifisso? Che cosa vedi, quando guardi a Gesù? I credenti vedono l’amore giunto al compimento, principio di vita nuova, grazia di rinascere dall’alto.
In Gesù l’amore di Dio si rivela e indica che c’è un’unica via di salvezza, quello dell’amore.
Guardiamo a Gesù: Gesù ama e perciò si fa servo.
Gesù ama e perciò dice la parola di verità che aiuta a uscire dallo smarrimento.
Gesù ama e perciò si fa vicino a chi soffre, a chi è solo, a chi è imprigionata dal demonio e libera, guarisce, si prende cura.
Gesù ama e perciò perdona anche chi lo condanna e lo tormenta e lo mette in croce. Nel morire in croce contempliamo il compiersi dell’amore, che giunge fino al perdono.

4. La responsabilità per la città.
È bella la città? È brutta la città? È unita la città? È dispersa la città?
Chi impara a vivere dal morire di Gesù non si mette a giudicare la città, piuttosto vive in città quell’amore che rende desiderabile vivere in città.
Ecco: la città non è uno spettacolo da giudicare, ma una responsabilità di rinascita.