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Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo

Festa patronale della Comunità Pastorale “Sant’Antonio” (La Valletta Brianza - Parrocchia di San Giorgio Martire, 16 gennaio 2025)

16 Gennaio 2025

1. Nel paese dei desideri piccoli

Nel paese dei desideri piccoli si usano le domande piccole: quanto costa? Come funziona? Dove si trova? Interessano tutte le minuzie e attira l’attenzione ogni novità che viene offerto sul mercato.

Nel paese dei desideri piccoli abita la banalità della conoscenza. Gli abitanti nella banalità credono di sapere tutto perché hanno letto un titolo; hanno sentenze pronte per giudicare paesi, persone, eventi e fanno di ogni erba un fascio. Hanno luoghi comuni da ripetere, che si parli dei migranti, dei giovani, dei politici, della Chiesa. La conoscenza si riduce a informazione.

Nel paese dei desideri piccoli abitano piccole speranze. Tutta l’attesa e la trepidazione sono investite nel buon esito di un appuntamento, nel successo di un’impresa, nell’esito positivo di una verifica, nella buona salute, nella corrispondenza di un affetto.

Nel paese dei desideri piccoli abita la meschinità: il mondo può anche andare alla malora, basta che io stia bene e sia tranquillo; dell’interesse generale non mi interessa niente: io pretendo quello che interessa a me, a costo di litigare, litigare con i condòmini, con i vicini di casa, a costo di aggredire il sindaco, il medico, l’insegnate…

Nel paese dei desideri piccoli sono scomparse le grandi speranze e sembra bizzarra e sproporzionata la grande domanda: «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?». A chi mai interessa la vita eterna, nel paese dei desideri piccoli?

 

2. «Desiderate invece intensamente i carismi più grandi»

Ma nel paese dei desideri piccoli irrompe la rivelazione della «via più sublime». La parola di Gesù, l’esortazione di san Paolo, la testimonianza di sant’Antonio abate svegliano il paese dei desideri piccoli perché la gente arda di desideri grandi, di vere speranze.

Perciò siamo autorizzati a desiderare la vita eterna, non solo la vita, non solo la vita tranquilla, non solo la vita lunga e in buona salute, ma la vita eterna, cioè la vita di Dio. La vita eterna non è la meta di una cosa che possiamo fare, ma la condizione di chi si mette in cammino per seguire Gesù e stare con lui. La vita eterna, che ha convinto sant’Antonio a lasciare tutto per andare nel deserto, non è una condizione, non è un luogo, è invece la comunione con Gesù. Siamo autorizzati a desiderare la vita eterna, perché Gesù è qui e ci chiama.

Perciò siamo autorizzati a desiderare la carità che trasfigura tutto quello che facciamo e dà senso a tutto il bene che possiamo fare. La vita della comunità, anche la vita del paese non è soltanto questione di buona educazione, di cercare di evitare di pestarsi i piedi, di stare attenti a non darsi fastidio. La vita della comunità è la carità, il prendersi cura gli uni degli altri, fino a servire, fino a perdonare, fino a incoraggiare i fratelli e le sorelle a sperare la vita eterna. Non siamo incaricati solo di offrire sollievo, di ascoltare per confortare: vogliamo il bene degli altri, perciò dobbiamo dire la verità e offrire le ragioni per la grande speranza. Questo fa la carità: serve, perdona, offre speranza, cioè invita a incontrare Gesù.

Perciò siamo autorizzati a desiderare di trasformare il mondo, praticando i comandamenti di Dio: «Questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede». I discepoli di Gesù abitano la terra come il luogo e il tempo della promessa del regno di Dio. Nella loro fede opera la potenza di Dio che vince il mondo. Non vincono perché sono prepotenti, non vincono perché sconfiggono gli avversari, ma vincono il mondo perché contrastano l’egoismo e praticano la carità, vincono il mondo perché contrastano le guerre e operano per la pace, vincono il mondo perché contrastano le paure e le discriminazioni e si prestano a edificare la fraternità, vincono il mondo perché contrastano la corruzione e si impegnano per una politica che si prenda cura del bene comune, vincono il mondo perché contrastano la disperazione e offrono testimonianza della speranza.