Giovedì 24 novembre, alle 17, in Arcivescovado a Milano (piazza Fontana 2), l’Arcivescovo, cardinale Angelo Scola, presiederà la chiusura del processo diocesano di canonizzazione del giovane Carlo Acutis. L’iter canonico per l’introduzione della causa – promossa dalla Diocesi di Milano – era stato approvato dalla Conferenza episcopale lombarda (Cel) il 15 febbraio 2013, in una sessione di lavoro svoltasi in Vaticano a margine della Visita ad Limina delle diocesi lombarde. Ora l’iter proseguirà presso la Santa Sede.
Carlo Acutis (1991-2006), morto a soli 15 anni a causa di una leucemia fulminante, era un adolescente simile a molti altri, impegnato nella scuola, tra gli amici, grande appassionato di computer. Era dotatissimo per l’informatica, capace di carpirne segreti normalmente accessibili solo a chi ha compiuto studi universitari specialistici. I suoi interessi spaziavano dalla programmazione dei computer al montaggio di film, dalla creazione di siti web a giornalini di cui curava redazione e impaginazione, fino ad arrivare al volontariato con i più bisognosi, con i bambini e con gli anziani.
Nel ricordo di quanti l’hanno conosciuto ha lasciato un grande vuoto e una profonda ammirazione per la sua breve, ma intensa testimonianza di vita autenticamente cristiana, alimentata dal grande amore per il Signore e dalla devozione filiale verso Maria. Recitava il Rosario e frequentava la Messa tutti i giorni. Faceva spesso anche l’Adorazione eucaristica.
Quando in ospedale i medici gli dissero la verità sulla sua malattia, non pianse, come ricorda Giuseppina Sciascia che, quasi rivolgendosi a lui, aggiunge: «Dentro di te sapevi. Hai guardato tuo padre e tua madre con gli occhi asciutti, ma lo sguardo era quello dei momenti più gravi. Hai offerto i tuoi patimenti e la vita per il Papa e per la Chiesa». Neel Jastus Perera ripensa invece al grande cedro che sorge in piazza Tommaseo a Milano, tra la facciata della chiesa di Santa Maria Segreta e l’Istituto delle Marcelline, la scuola presso la quale Carlo ha frequentato le medie e le elementari. «Presso i suoi più bassi rami i bambini e i ragazzi fanno i loro giochi. Ti vedo lì, bambino, e poi sei rapidamente cresciuto, presto mi hai superato in statura, così come sovrastavi tutti i tuoi coetanei. Nessuno ai miei occhi è diventato “alto” come te. Non ci siamo mai parlati a tu per tu, non ci siamo fatti confidenze, ma il tuo saluto ancora è dentro di me: un saluto franco e affettuoso. Nessuno altro ricordo come te».