Rimarrà sempre il dubbio, una ferita permanente inquieta e serena, della nostra breve “animazione”.
Una sorta di magica apparizione in una manciata di giorni nell’arco di un intero anno dove, per questi ragazzi, rimane un vuoto che attira il cuore, la ragione.
Un’apparizione che ha bisogno di tradursi in progettualità, sia nei bisogni più immediati, urgenti, sia nell’affrontare cause e radici dell’intricato nodo rumeno.
Il rischio è che le positive potenzialità del bene si accontentino di fermarsi nell’appagante sentimentalismo che può gratificare le coscienze senza inquietarle.Una specie di neutrale pareggio delle coscienze dove però la vita di questi bambini, e ragazzi, non è né in pareggio, né neutrale.
Toccare il lembo delle loro ferite è un momento di grazia dello Spirito.
Quando per la prima volta sollevo per cullare il pesante corpo di Violeta ( 14 anni ) , il suo volto sorride di gioia, il corpo trema e vibra nell’aria onde di incontenibile felicità, se ne accorgono anche le assistenti stupite. Sussurro una nenia, dettatami dalla fantasia,
“Violeta è bella, ha la pelle di seta, Violeta è una stella, cometa caduta dal cielo per fiorire sulla terra”.
Violeta non parla se non a gesti emettendo monosillabi.
Dopo una settimana, ogni volta che vuole essere cullata, ripete le note della nenia che ha memorizzato.
Momento di grazia quando, con il passare dei giorni, la tenera e sdentata Elena ( 13 anni ), con la voce che ricorda quella dei delfini, impara nuove coreografie di danza con le mani, braccia e gambe al posto di quel fisso, melanconico, ondeggiare col busto seduta in un angolo di pavimento.
Momento di grazia quando Marius si lascia trasportare in passi ritmati, coordinati, o quando incrocio gli occhi lucidi di Mihai e all’unisono pronunciamo una parola “ adee, adee,” senza alcun significato, ma che per entrambi precede un abbraccio, una carezza.
“Adee, adee”, non è nulla ed è tutto!