1. Hai gli occhi sani, grazie a Dio, come si dice. Eppure lo sguardo è malato.
Forse la malattia dello sguardo è la banalità.
Guardi le persone e vedi delle etichette. Guardi le persone che incroci per strada e vedi una etichetta: è uno straniero, è una bella donna, è un antipatico.
Guardi le persone di casa, quelle che vedi ogni giorno e non le capisci: guardi i figli e li vedi bambini, anche se hanno quindici anni e non ti accorgi di quello di cui hanno bisogno.
Guardi tua moglie, tuo marito e non sai comprendere quello che sta soffrendo, quello che invoca.
Guardi i segni della liturgia, guardi il pane e il vino, e vedi delle cose, la ripetizione di riti, sempre quelli.
Lo sguardo malato di banalità rende noioso lo spettacolo e gelido il cuore.
Forse la malattia dello sguardo è la malizia.
Guardi un personaggio e non vedi una persona, ma forse un rapporto da sfruttare per fare affari.
Guardi le persone e vedi oggetti del desiderio: guardi una donna e non vedi una persona ma un corpo. Guardi i colleghi di lavoro e non vedi persone, ma concorrenti, ostacoli per la tua carriera.
Guardi i vicini di casa e non vedi persone, ma un fastidio.
Lo sguardo malato di malizia sporca la vita e rende meschino il cuore.
Forse la malattia dello sguardo è il paraocchi.
Vedi quello che ti fanno vedere. Hanno scelto le notizie da diffondere e ti fai una idea del mondo secondo il paraocchi che ti hanno messo. Siccome ti fanno vedere solo cattiverie, ti fai l’idea che il mondo sia cattivo. Non riesci a vedere il bene che hai sotto gli occhi. Siccome ti fanno vedere solo cose da comprare, ti fai l’idea che il mondo sia un mercato. Non riesci a vedere lo splendore della gratuità, lo spettacolo incantevole della bellezza, il racconto commovente dell’amore.
2. Chi ha visto me ha visto il Padre (Gv 14,9).
Gesù rimprovera Filippo, perché guarda e non vede, da tanto tempo è con Gesù e ancora non lo conosce. Gesù rimprovera a Filippo lo sguardo malato di banalità, forse di paraocchi, forse di malizia.
Ma Gesù non si limita a rimproverare. Invece guarisce lo sguardo malato. Ha guarito alcuni ciechi che ha incontrato nel suo pellegrinaggio verso Gerusalemme. Guarisce Filippo e lo introduce nella sua relazione con il Padre.
Vuole guarire anche noi.
Guarisce: insegna uno sguardo illuminato dalla sua parola. Ascolta per vedere. Lasciati istruire dalla parola che viene da Dio per vedere le persone che incontri, le persone di casa, le persone di ogni giorno. Non sono etichette, non sono cose da possedere, non sono strumenti per ottenere vantaggi. Lasciati istruire: riconosci in ciascuno un mistero insondabile, la grazia di una compagnia amabile, l’immagine di Dio che ti si rivela, ti converte.
Guarisce: rende possibile vedere in modo da essere disponibile alla chiamata. Quello che vedi ti chiama, le persone che vedi ti chiamano. Se il tuo sguardo guarisce per grazia, allora sei disponibile a rispondere alla vocazione che è scritta in ogni incontro. Chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi.
Guarisce: introduce alla contemplazione del mistero di Dio. Come puoi dire: mostrami il Padre? Lo sguardo e la mente malati di pregiudizio, limitati dal paraocchi si ostinano a immaginare un dio che non esiste, un dio di cui si parla come di un assente, come di un dio lontano, come di un dio che manda il bene o il male a caso. Lo sguardo guarito, il pensiero semplice e libero accoglie la rivelazione di Gesù: guardando a lui conosciamo il Padre, conosciamo Dio.
3. I cristiani verso le olimpiadi
L’avvicinarsi delle Olimpiadi interroga i cristiani: è un evento che segna il territorio, l’economia, le prospettive di paese. Come leggiamo la realtà, la gente: chiediamo di guarire dalla banalità, dalla malizia, paraocchi. Possiamo essere quelli che sanno vedere le persone, oltre le etichette, le responsabilità, oltre che le opportunità, Dio e il suo regno, oltre che il mondo e la sua frenesia.