1. L’umano impresentabile.
Devo nascondermi, perché sono impresentabile. Devo truccarmi perché così come sono, sono impresentabile. Devo recitare una parte, perché quello che sono in realtà non mi piace, non può piacere a nessuno. Devo evitare di incontrare Dio perché mi sento in colpa, sono in imbarazzo. Quello che ho fatto è inaccettabile per Dio e io ho paura di lui.
L’umano, uomini e donne, non si piace. Uomini e donne si considerano impresentabili. Perciò si nascondono, perciò recitano una parte che nasconde la loro verità, perciò cercano di sfuggire allo sguardo di Dio.
La storia infatti racconta come l’umanità sia troppo sia troppo stupida, troppo cattiva, troppo inadeguata alla responsabilità di essere vivi.
- Nascondersi nella meschinità.
Siccome l’umanità ritiene di avere buone ragioni per non aver stima di sé e quindi di valere poco, allora si dedica a cose da poco, si accontenta, la mediocrità sembra la misura giusta, la banalità sembra l’argomento accessibile, la meschinità sembra il comportamento accettabile. I valori alti, la passione per gli ideali più nobili, la vocazione alla santità suonano come discorsi incomprensibili e mete inaccessibili.
3. L’umanità preferita di Dio.
Forse per questa scarsa stima di sé e degli altri molti si buttano via, si accontentano di vite insignificanti, vivono nascosti perché sono convinti di essere impresentabili. Ma Dio cerca questa umanità. Non l’ha disfatta per rifarne una diversa migliore, più presentabile, più nobile. Invece ha preferito questa umanità e l’ha ricolmata di grazie: dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia.
Come regnò il peccato nella morte, così regni anche la grazia, mediante la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore (cfr Rm 5,19-21).
4. La grazia sovrabbondante.
Celebriamo dunque la sovrabbondanza della grazia: in Maria, piena di grazia, troviamo la madre della Chiesa, la sorella nella fede che mostra come sia essere uomini e donne che vivono non nel regno del peccato che dà la morte, ma nel regno della grazia che rende partecipi della vita eterna, la vita di Dio.
La sovrabbondanza della grazia si manifesta nella chiamata che fa della vita la vocazione a vivere nel popolo nuovo convocato da Gesù. Cioè viviamo di una vita che è vocazione.
Mons Guglielmo Vidoni forse aveva pensato di vivere come nella tristezza di essere orfano, nel compito di gestire i beni di famiglia, un qualsiasi possidente di campagna: una vita già scritta, un progetto di sistemazione. La vita non è un destino già scritto, la vita non è la ricerca di una sistemazione, la vita non è una ambizione di carriera e di ricchezza. Puoi desiderare di più, sei autorizzato a sperare la pienezza della vita, la vita eterna.
La sovrabbondanza della grazia si manifesta nella generosità e nella lungimiranza. C’è scritto nel cuore umano il gusto di fare il bene, la passione per un bene più grande: non solo per sé stessi, ma per la comunità, per la storia. Forse ci sono stati molti altri signorotti benestanti ai tempi di mons Vidoni. Di Vidoni però rimane memoria perché è stato generoso con la sua comunità.
La sovrabbondanza della grazia si manifesta nella stima di sé che vive di una umile riconoscenza e di una serena fierezza: ci sono in te molte più risorse di quanto tu stesso sappia, ci sono nella tua vita molte più occasioni di bene di quanto tu abbia compreso, puoi affrontare responsabilità e sfide molto più alte di quanto tu ti immagini. Vivi dunque all’altezza della tua dignità, della tua vocazione. Non nasconderti per paura! Sei stato rivestito di gloria, di grazia. Sei chiamato non alla mediocrità, ma alla santità; non vivere nella meschinità, apriti alla magnanimità.
Sei fatto a immagine di Dio, sei chiamato a partecipare alla vita di Dio.