Sabato 5 marzo la Visita pastorale “feriale” del cardinale Angelo Scola farà tappa a Treviglio (provincia di Bergamo, Zona pastorale VI). Alle 21, nella chiesa di San Pietro Apostolo (piazza Beato Paolo VI), è in programma l’incontro con sacerdoti, religiosi e fedeli laici del Decanato. «Treviglio fa parte della diocesi di Milano, anche se è in provincia di Bergamo – puntualizza il decano monsignor Giovanni Buga, responsabile della Comunità pastorale Madonna delle Lacrime -. Il Decanato è formato da nove parrocchie, articolate in due Comunità pastorali: Madonna delle Lacrime (sei) e San Giovanni XXIII (tre). Le Commissioni sono soprattutto decanali e sono dedicate a tematiche diverse: dalla famiglia alla Caritas, dalla cultura alla missione, senza tralasciare la scuola e la sanità. Ci aiutano così a riflettere sui diversi ambiti della pastorale. Il Consiglio pastorale decanale si ritrova tre o quattro volte all’anno per le scelte che riguardano entrambe le Comunità. A Treviglio abbiamo un polo scolastico il cui bacino di utenza supera gli 8 mila studenti: pur nel rispetto delle diverse competenze, tra la Chiesa locale e la scuola c’è una bella collaborazione, che chiamiamo “Alleanza Educativa”. Abbiamo poi un consultorio, il Centro per la famiglia, che svolge attività molto partecipate e valorizzate».
Le parrocchie svolgono iniziative particolari?
C’è una presenza forte del volontariato, che è radicato sul territorio e offre molte opportunità. Tra le diverse iniziative c’è per esempio la “Locanda del Samaritano”, gestita da un’associazione, ma legata alla Chiesa, che offre vitto e alloggio notturno a 11 persone. Abbiamo anche la “Mensa delle Querce di Mamre”, organizzata da alcuni laici, dove vengono recuperate le eccedenze alimentari con le quali si preparano poi pranzi e cene per chi ha più bisogno: tutti i giorni accoglie tra le 50 e le 70 persone. Una cooperativa di recupero per ragazzi diversamente abili, inoltre, svolge un bel lavoro a favore di chi soffre di particolari handicap.
La crisi economica si è sentita molto?
Sì, come dappertutto. Fortunatamente abbiamo un buon numero di attività industriali e artigianali che hanno dato modo a chi ha perso il lavoro di trovarne un altro in breve tempo. Ma la crisi si è avvertita. Le famiglie che hanno avuto maggiori difficoltà sono state quelle degli immigrati che si sono trasferiti qui da poco. A loro favore sono mintervenute la Caritas e la San Vincenzo.
Com’è la situazione degli stranieri?
I più numerosi sono gli albanesi, i rumeni e i maghrebini. Ci sono problematiche che si riscontrano ovunque, ma senza situazioni particolarmente drammatiche. A costruire una buona rete di integrazione sono stati soprattutto gli oratori dove, con l’aiuto di insegnanti in pensione, vengono organizzati momenti pomeridiani per assistere i ragazzi più svantaggiati nello svolgimento dei compiti.
Come vi siete preparati all’appuntamento con l’Arcivescovo?
Innanzitutto dandone informazione sui notiziari parrocchiali e sul settimanale «Il popolo cattolico». Ci siamo poi ritrovati nei Consigli pastorali e nelle varie commissioni e abbiamo pregato perché questa visita porti frutto. Abbiamo costituito una piccola commissione con rappresentanti di entrambe le Comunità pastorali, che ha riflettuto sulle tematiche da proporre all’Arcivescovo, in base alle indicazioni dei Consigli pastorali. Le domande che presenteremo nel corso della serata del 5 marzo verteranno principalmente su tre argomenti: la trasmissione della fede, la famiglia come soggetto di evangelizzazione e l’Anno della Misericordia.
Cosa vi aspettate dall’incontro con il Cardinale?
Di essere aiutati nel cammino pastorale decanale e illuminati sui passi da compiere soprattutto in riferimento alla Lettera «Educarsi al pensiero di Cristo». Non ci sentiamo sotto esame, ma vorremmo essere confermati nelle scelte pastorali in comunione con la diocesi.