«Un desiderio ci muove: portare tra le vie della nostra città il messaggio del Vangelo. Anche tu – assieme ai tuoi familiari, amici, conoscenti – sei invitato e atteso. La proposta riguarda tutti: chi si professa cattolico e chi appartiene a un’altra comunità religiosa, chi ha smarrito la via della fede e chi è in ricerca… Con il massimo rispetto per ciascuno, proveremo a bussare anche alla porta del tuo cuore». Nel pieghevole recapitato in questi giorni nelle 25 mila caselle della posta della città, i legnanesi stanno leggendo queste parole. È un invito, accorato e garbato, all’incontro. Un invito che proviene dalle comunità parrocchiali della cittadina dell’Alto Milanese dove, dal 12 al 23 ottobre, si svolgerà la Missione Francescana.
L’ultima missione cittadina a Legnano risale al 1969: altri tempi, diversa realtà sociale, culturale ed economica, ben altra religiosità. Così la Chiesa di Legnano (60 mila abitanti, 9 parrocchie, una tessuto cattolico ancora piuttosto ricco di iniziative pastorale, caritative, associative) ha pensato di rilanciare l’esperienza della missione affidandosi a un centinaio di suore e frati francescani provenienti da diverse regioni della Penisola. Sarà l’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, a inaugurare la Missione mercoledì 12 ottobre. Prima di questo momento che darà avvio al programma ufficiale, l’Arcivescovo farà visita in forma privata alle monache di clausura del Carmelo di Legnano, che con la preghiera parteciperanno a questo importante momento di fede per la città del Carroccio. Poi il via a un calendario articolato, con innumerevoli occasioni di evangelizzazione, predisposte per tutte le età e in ogni angolo di Legnano.
Il filo conduttore della Missione è tratto dall’episodio evangelico in cui Gesù incontra Zaccheo: «Oggi devo fermarmi a casa tua». In una lettera congiunta firmata dai nove parroci, si spiega che la missione è anzitutto «un invito a uscire da noi stessi, dalle nostre abitudini, dal nostro tran-tran per “andare verso” qualcuno e qualcosa. Non dimentichiamo che proprio Gesù è stato il primo missionario». Ma la testimonianza della fede richiede anzitutto un incontro personale con il Signore: «Da qui scaturirà la scintilla missionaria, ossia l’impegno a portare la gioia del Vangelo a ogni sorella e fratello che incontriamo sulle strade della vita», «in famiglia, tra gli amici, nei luoghi del lavoro e della cultura, negli spazi del volontariato, negli ambiti della sofferenza e della cura… Dovremo cercare di essere generosi nella semina. E non dovrà mancare una parola buona e di speranza specie per chi è solo, ammalato, povero, emarginato».
Secondo i parroci la Missione dovrà inoltre rivolgersi all’intera popolazione cittadina, perché «la fede cristiana ci invita al confronto con ogni donna e uomo del nostro tempo per favorire insieme la costruzione di una “vita buona” per la nostra società». Non di meno, la cura «per organizzare e vivere la Missione – senza l’affanno di misurarne i risultati – dovrà proseguire oltre la Missione stessa. Anzi, uno dei suoi frutti sarà proprio la disponibilità delle nostre comunità a rimettersi in gioco verificando la qualità delle proposte pastorali, la vitalità delle celebrazioni liturgiche, la capacità di educare i giovani alla fede, l’apertura di cuore verso le famiglie, la disponibilità a vivere la carità come un impegno comunitario verso gli ultimi, i bisognosi e gli immigrati».
Una «Chiesa in uscita», dunque, che raccoglie con coraggio le indicazioni di papa Francesco. Nel frattempo già emergono segnali incoraggianti: la preparazione della Missione ha portato in città una più stretta collaborazione tra le parrocchie, ha interrogato le diverse realtà ecclesiali, ha lasciato intuire la necessità di una rigenerata presenza ecclesiale in una città che sta affrontando – come molte altre – profonde trasformazioni e sfide inedite che richiedono una comunità cristiana al passo con i tempi.