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Anniversario

612 dC, dall’Irlanda a Milano:
la tappa ambrosiana di san Colombano

1400 anni fa il monaco irlandese giungeva alla corte di Teodolinda, promuovendo anche in Italia settentrionale una rinascita culturale e religiosa in stile "gaelico". Un vero padre dell'Europa, come ha ricordato lo stesso Benedetto XVI.

di Luca FRIGERIO

25 Giugno 2012

Ci fu un tempo in cui monaci della lontana isola d’Irlanda salvarono la civiltà occidentale così come la conosciamo. Santi uomini che fra il VI e il VII secolo salparono dalla loro verde terra per percorrere le strade insicure d’Europa, dalla Francia alla Germania, dalla Svizzera all’Italia, unendo nel nome di Cristo un continente intero. Missionari colti e devoti, intrepidi e coraggiosi, che nell’oscurità della barbarie seppero illuminare la storia con la luce della fede e di una cultura millenaria, cristianamente redenta.

Di questi eroici religiosi irlandesi, san Colombano è probabilmente la figura più insigne. Una sorta di san Benedetto gaelico, si potrebbe affermare, che partendo da nord fece per la cristianità europea quello che il monaco di Norcia costruì iniziando da sud… Strenuo fondatore di monasteri, pellegrino instancabile, studioso dalla cultura vastissima, Colombano fu infatti compagno di sovrani e consigliere di pontefici, ma sempre a schiena dritta con i potenti e umile con i semplici. Con un’unica bussola: quella del Vangelo.

Nell’anno del Signore 612, esattamente 1400 anni fa, dopo un lungo, faticoso quanto fecondo vagare, l’abate irlandese giungeva anche a Milano: come una sorta di ultima tappa, prima di quella definitiva di Bobbio, fra le colline piacentine, dove ancor oggi riposano le sue spoglie. Un anniversario significativo, che le comunità di tutto il mondo che si ispirano al carisma colombaniano celebreranno proprio nel capoluogo lombardo domenica prossima 1° luglio, con un meeting internazionale, alla presenza del cardinale Angelo Scola.

Già più che settantenne, al suo arrivo a Milano Colombano trovò una realtà sociale complessa e una situazione religiosa delicata. Anche se decenni di peregrinazioni e una moltitudine di incontri l’avevano di certo preparato a qualsiasi sfida… Sui territori dell’Alta Italia dominava allora la stirpe longobarda, con il re Agilulfo e la sua celebre sposa Teodolinda. I Longobardi, come altre popolazioni barbariche, avevano accolto il cristianesimo in una forma a loro, per così dire, più “agevole”, quella cioè dell’eresia ariana, che non riconosceva il dogma della Trinità. Gli stessi arcivescovi milanesi, perseguitati dai nuovi invasori, avevano dovuto rifugiarsi a Genova, non potendo così esercitare una diretta guida pastorale della diocesi ambrosiana. A ciò si aggiungeva l’annosa e intricata questione dello scisma detto “dei tre capitoli”, che creava divisioni anche all’interno della locale comunità cattolica…

Forse fu la stessa regina Teodolinda, preoccupata per le tensioni che agitavano i suoi sudditti, ed ella stessa convertitasi alla fede cattolica, a chiedere l’intervento del santo monaco irlandese, la cui fama era ormai universalmente conosciuta. Ma Colombano non aveva certo bisogno di sollecitazioni. Subito entrò in azione e, come un novello Ambrogio, cominciò a predicare contro gli errori dell’arianesimo, cercando di ricomporre i conflitti e indicando la via della verità. Un’attività intensa, di cui ci sono giunti vari interventi, forse rimaneggiati nei secoli successivi, ma sulla cui paternità colombaniana gli studiosi non sembrano avere dubbi. Anche perché presentano una franchezza e una vitalità davvero tutte irlandesi!

A Milano, secondo gli antichi biografi, padre Columba si fermò circa un anno. Compiuta la sua missione pacificatrice, l’anziano monaco chiese di poter tornare alla sua amata vita cenobitica, ottenendo da Agilulfo e Teodolinda un possedimento sugli Appennini emiliani, dove fondare una nuova comunità. L’abbazia di Bobbio divenne nei secoli un faro di civiltà, chiamata dai contemporanei la “Montecassino del nord”, in un evidente paragone con la grandiosa esperienza benedettina. E quando gli eventi storici portarono alla dispersione di questo patrimonio, fu il cardinale Federico Borromeo a recuperare tanta parte di quei preziosi codici bobbiensi, portandoli nella Biblioteca Ambrosiana. Ancora una volta, così, la memoria dell’abate irlandese tornava a legarsi a Milano.

Come ha affermato ancora recentemente papa Benedetto XVI, «con la sua energia spirituale, con la sua fede, con il suo amore per Dio e per il prossimo, san Colombano divenne realmente uno dei Padri dell’Europa: egli mostra anche oggi a noi dove stanno le radici dalle quali può rinascere questa nostra Europa».