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Pastorale digitale

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Intelligenza Artificiale

Antiqua et Nova: l’intelligenza artificiale alla luce della fede

Il documento analizza il rapporto tra intelligenza artificiale e umana, offrendo una visione cristiana sulle opportunità e i rischi dell’IA. L'invito è a un uso etico, con la persona sempre al centro.

don Luca Fossaticollaboratore Ufficio Comunicazioni Sociali

17 Febbraio 2025

Il Dicastero per la Dottrina della Fede e il Dicastero per la Cultura e l’Educazione hanno recentemente pubblicato una Nota dal titolo Antiqua et Nova, un documento che si interroga sul rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana, offrendo una prospettiva cristiana su questa tecnologia emergente. L’obiettivo del testo non è semplicemente quello di fornire un giudizio etico sull’IA, ma di stimolare una riflessione più ampia che tenga conto della dignità della persona e del bene comune.

Un nuovo scenario tecnologico e antropologico

L’intelligenza artificiale non è solo una questione tecnica, ma pone interrogativi profondi sulla natura stessa dell’essere umano e sul suo rapporto con la conoscenza e la verità. La Nota parte da una premessa fondamentale: l’intelligenza umana è un dono di Dio che riflette la Sua immagine e non può essere ridotta a un mero processo computazionale. Mentre l’IA può imitare alcune funzioni cognitive, non possiede coscienza, libertà o capacità di discernimento morale. Il rischio, avverte il documento, è che si attribuisca all’IA un’autonomia che non ha, smarrendo così il senso autentico dell’intelligenza e della responsabilità umana.

Le opportunità e i rischi dell’intelligenza artificiale

L’IA ha già trasformato profondamente la società, influenzando settori come l’educazione, la sanita, il lavoro e la comunicazione. Il documento riconosce il potenziale positivo di queste innovazioni, sottolineando come possano favorire il progresso umano e migliorare la qualità della vita. Tuttavia, il loro impiego non è esente da rischi. Tra le criticità evidenziate vi sono la diffusione della disinformazione, la possibile violazione della privacy e il pericolo che l’IA rafforzi le disuguaglianze sociali invece di ridurle. In particolare, il documento avverte contro il rischio di un approccio tecnocratico, che pone la tecnologia al di sopra della dignità della persona.

L’etica come guida per lo sviluppo dell’IA

Secondo la visione cristiana, ogni innovazione tecnologica deve essere orientata al bene comune e rispettare la dignità umana. La Nota invita a un uso responsabile dell’IA, che tenga conto della centralità della persona e non riduca l’essere umano a una semplice funzione all’interno di un sistema tecnologico. La responsabilità morale rimane nelle mani di chi progetta e utilizza questi strumenti, e non può essere delegata a macchine o algoritmi. Per questo, il documento sottolinea la necessità di un’educazione all’uso consapevole della tecnologia, specialmente tra i più giovani.

Le implicazioni pastorali dell’IA

Uno degli aspetti più rilevanti per la pastorale digitale è il modo in cui l’IA sta influenzando la comunicazione e le relazioni umane. Il documento mette in guardia contro la tendenza a confondere le interazioni con sistemi di IA con autentiche relazioni personali. L’essere umano ha bisogno di rapporti reali, fatti di empatia, ascolto e reciprocità, elementi che nessuna macchina può replicare. Nella catechesi e nell’evangelizzazione, è essenziale preservare la dimensione umana dell’incontro e della testimonianza, senza lasciarsi sedurre dalla logica dell’automazione e della semplificazione tecnologica.

Un discernimento necessario

Antiqua et Nova non si limita a segnalare pericoli o a denunciare le derive dell’IA, ma offre una prospettiva di speranza e responsabilità. La Chiesa non rifiuta il progresso tecnologico, anzi, lo considera parte della vocazione umana a collaborare con Dio nel custodire e sviluppare il creato. Tuttavia, richiama alla necessità di un discernimento critico, che impedisca di trasformare la tecnologia in un idolo e mantenga sempre l’uomo al centro. L’intelligenza artificiale può essere un grande strumento al servizio dell’umanità, ma solo se rimane ancorata a un’etica del bene comune e della dignità della persona.