Maria contro la Callas, la Callas contro Maria. Un conflitto, quello ritratto nel nuovo film di Pablo Larraín, in continuità con quello tra il cognome di Kennedy e il nome di Jackie che presta il titolo al film del 2016 sulla moglie del presidente USA. E quello tra la principessa Diana e il suo cognome di Spencer, nel secondo capitolo della trilogia al femminile del regista cileno.
Tre film quasi incrociati tra di loro, dato che in Maria sfioreremo per un attimo Jackie Kennedy, grazie alle seduzioni di Aristotele Onassis, e strettamente tematizzati su: fama, potere e lascito.
A interpretare la soprano in Maria vi è una Angelina Jolie fuori dalla zona di comfort. Fa di tutto per dare spessore al personaggio, sostiene di avere studiato per molti mesi canto, ma non è sufficiente nelle sequenze più impegnative.
Gli umani e la “divina”
È questo l’unico vero punto debole di un film sicuramente non semplice, ma che vale la pena vedere, studiare e amare. C’è un pianoforte che viene spostato ossessivamente nella enorme villa. I domestici che compiono questo trasloco sono Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher, due contrappunti umani, anzi, umanissimi che si preoccupano per lei come persona, gli unici che vedono in lei Maria e non “la divina”.
Il conflitto tra pubblico e privato
È in questo conflitto tra la sfera pubblica e quella privata, tra la voglia di essere lusingati e il desiderio di vivere i propri ultimi giorni in solitudine, che il film trova un ritratto di donna potente sotto molti aspetti.
La splendida fotografia di Ed Lachman regala alcuni momenti così intonati visivamente da lasciare a bocca aperta. Il peso della propria fama, la responsabilità dell’essere vista, osservata, richiesta come modello esemplare, completano un discorso cinematografico su donne in conflitto con il proprio potere.
Tra i colori e il bianco e nero, tra le passeggiate oniriche e la prigionia degli edifici, Larraín ci porta come spettatori dentro feste, incontri e discussioni tra esponenti storici dell’arte e della politica. Cosa avremmo dato per essere lì anche noi in quegli anni e tra quelle persone? Questo è un cinema ci fa sentire di avere un biglietto di ingresso VIP in una storia ormai passata.