La Folie à Deux è traducibile letteralmente “follia condivisa da due”. È, per usare termini più tecnici, un disturbo psicotico condiviso. Una convinzione delirante che si diffonde da un individuo all’altro. Nel sottotitolo del nuovo capitolo di Joker, suona anche come “adieu”. Un saluto alla follia che diventa il tema del film.
Il dualismo del protagonista
Joaquin Phoenix è sempre Arthur Fleck, questa volta interpreta il personaggio con meno istrionismi, forse appagato dall’Oscar che si è guadagnato con la precedente prova. Si inizia con un segmento animato dal maestro Sylvain Chomet, ed è la cosa migliore. Nel cartoon del prologo, l’iconico villain dei fumetti deve sfuggire alla sua ombra. Tutto il resto dell’opera sarà caratterizzato da questo dualismo.
C’è il processo a Joker, dove deve rendere conto delle azioni compiute, tra cui l’uccisione in diretta televisiva di un celebre conduttore. Lo sventurato Arthur era in sé quando ha compiuto le azioni criminali o era preda della follia del Joker? La giuria deve deciderlo, insieme allo spettatore. Tra i capi di accusa, oltre agli omicidi, c’è l’avere incitato alla rivolta in un processo di emulazione che ha preso, andando fuori controllo, tutta Gotham City.
Tra i fan di Arthur Fleck c’è anche Harleen Quinzel, interpretata da Lady Gaga. Grazie a lei Joker: Folie à Deux è un musical, cosa nota, ma tenuta ben nascosta dai trailer. È anche un sequel purtroppo non necessario. Non si può certo dire che il regista Todd Phillips vada sul sicuro.
Distante dal cinecomic tradizionale
L’idea di ambientare metà film ad Arkham, il manicomio psichiatrico per criminali (con riferimento a Qualcuno volò sul nido del cuculo) e l’altra metà nell’aula di tribunale va in controtendenza alla dimensione globale dei cinecomic di successo. Peccato che la matrice cartacea venga allontanata non solo nel delineare il personaggio, ma anche nel fascino gotico degli ambienti, nel ritmo e nell’immediatezza del linguaggio.
Il risultato è un film dalle idee meno discutibili del primo (con una visione delle malattie mentali a dir poco semplicistica), ma sostanzialmente senza mordente. Un peccato non sfruttare appieno il talento di Lady Gaga, facendole interpretare brani non suoi in sequenze musicali che bloccano lo sviluppo narrativo. Incasserà molto. Questa, forse, è l’unica ragione per questo ritorno alla follia.