Dreams è uno di quei film difficili da consigliare a un tipo di spettatore preciso, la sua originalità lo rende una visione non semplicissima, però è anche un titolo che potrebbe fare bene a molti, magari dibattuto in cineforum.
L’opera norvegese, vincitrice dell’Orso d’Oro a Berlino, è un trattato sui sentimenti a sprazzi complesso, a volte esilarante e talvolta persino tenero. Dag Johan Haugerud dirige il film che porta il titolo completo di: Dreams (Sex Love). È infatti il nuovo capitolo di una trilogia girata in dieci mesi sul sesso (Sex, presentato lo scorso anno) e sull’amore (Love, in concorso a Venezia) oltre che sui sogni.
La trama

La storia di Johanne è godibile anche senza conoscere il resto del “trittico delle relazioni”. Siamo a Oslo, la giovane studentessa si innamora della sua insegnante di francese. È una relazione probabilmente platonica, che viene descritta in un diario privato.
Il contenuto è a metà tra realtà e fantasia idealizzata. Quando la nonna, affermata scrittrice, lo legge rimane affascinata dalla prosa e dalla potenza dei sentimenti descritti. Decide così di farlo leggere alla madre di Johanne e insieme valutano la pubblicazione di quello che ha tutte le caratteristiche per diventare un bestseller.
Questo amore, ha infatti un impatto su tutti coloro che lo ascoltano. Caratteristica della regia di Dag Johan Haugerud è il procedere spedito sui temi queer slegandoli da omofobia e dalle ansie del coming-out. Il centro è un sogno d’amore dal valore squisitamente simbolico.
Un film complesso, ma pieno di idee
Sul finale, vediamo il personaggio della nonna salire una sorta di “scala di Giacobbe”, anche questa metaforica. In cima potrebbe trovare “un Dio svedese”, oppure anche solo il proprio desiderio. Dreams è quindi complesso e pieno di idee: dalla colonna sonora esterna che si rivela diegetica, spenta dai personaggi stizziti, a un grande uso del narratore interno.
Con sottile ironia la vicenda della prima cotta di un’adolescente diventa un mezzo per riflettere con inusuale profondità sui sentimenti sopiti e su cosa li riattivi in noi. L’arte, anche sotto forma di scritto privato, ha il compito di turbarci, coinvolgerci, emozionarci, e così facendo risvegliarci i sogni.