C’è un mostro sopra la Casa Bianca. Quel mostro è il presidente Ross, interpretato da Harrison Ford. Un leader che ha scelto, più o meno consapevole, la violenza e l’attacco proattivo come arma di difesa.
Una strategia adottata dopo che, da uomo, ha visto la morte e ha constatato la propria fragilità. Invece di accoglierla è andato all’opposto. Alla ricerca di forza ha perso fiducia nella propria capacità dialettica, nel suo potere di unire il mondo per distribuire le nuove risorse (fantascientifiche) emerse nell’oceano. Starà a un uomo-simbolo fermarlo, quel Sam Wilson, ex militare nero che ha dovuto prendere il costume da Steve Rogers, l’americano del passato, bianco.
La semplicità per raccontare la complessità
Serve approcciarsi a film come Captain America: Brave New World con lo stesso occhio con cui si analizza il cinema più impegnato per scorgere, dietro alla tensione e al ritmo forsennato, la stimabile semplicità con cui i film dei Marvel Studios riescono a raccontare tanta complessità della realtà.
È una società divisa in cui deve operare il nuovo Captain America. Lui sì un uomo fragile rispetto alle sfide che ha davanti. A differenza di chi l’ha preceduto non ha nessun “siero del Super Soldato” a renderlo fortissimo. I colpi li accusa quanto gli altri.
Il quarto capitolo della fortunata saga riempie i personaggi della “sindrome dell’impostore”. Diventa un tema centrale il sentirsi sbagliato nel proprio ruolo, l’incapacità di proseguire sulla strada tracciata da uomini giusti del passato, ma ormai lontani dal presente.
Davide contro Golia
In tempi incerti, ci verrà detto, le persone buone praticano l’incertezza come una virtù. Sono rari individui che esercitano ancora il dubbio, prima di tutto su se stessi. Coloro che, pur inadeguati, provano a fare il loro dovere in funzione di un ideale di pace.
Una nuova storia di Davide contro Golia, dove i deboli sono i cittadini, i colossi inamovibili e crudeli sono le istituzioni compromesse, corrotte fino al loro DNA,che iniziano la guerra senza accorgersene. Sono i peccati del passato non espiati. È la folle sicurezza di essere immortale a rendere miope anche l’uomo con più risorse al mondo, mentre gli eroi smantellano i missili.
C’è una mano gigante nell’oceano in questo Captain America e tutto si risolverà con un’altra mano tesa alla ricerca di un petalo di bellezza. Attimi di bel cinema in un film imperfetto, ma col cuore al posto giusto.