La Fraternità Capitanio, con il contributo della Fondazione della Comunità Monza e Brianza, in collaborazione con diversi importanti istituti scolastici, con il Comune di Monza e con realtà politiche e associative del territorio, propone il Progetto “Forti senza violenza”, nella linea di attenzione civica già espressa attraverso il progetto “Cyberbullismo” (promosso da Vittime del dovere e Forze dell’Ordine) e il progetto “Violenza? No, grazie! Informare per combattere, conoscere per non cadere nella spirale violenta”, promosso da Miur e dalle associazioni White Mathilda e Parole a Colori.
“Forti senza violenza” intende proporre alla platea dei giovani di Monza e Brianza uno spettacolo sulla cittadinanza in azione, presentata da studenti resi protagonisti perché sul palco nella entusiasmante performance Street light, che ha girato il mondo con i 18 professionisti che compongono l’International Group Gen Rosso.
La proposta di protagonismo attivo dei giovani si esprime attraverso la partecipazione di 120 studenti a 9 laboratori di danza-canto-musica-scenografia nei giorni precedenti e in preparazione al musical, che sarà presentato al Teatro Manzoni di Monza nel corso di 5 spettacoli.
Programmata la partecipazione di un pubblico per lo più giovanile di oltre 4.000 persone con 3 matinée (13, 14 e 15 novembre) e 2 serate (12 e 14 novembre), con il Contributo della Fondazione della Comunità Monza e Brianza e il sostegno, tra gli altri, dei Comuni di Monza e Vimercate (donde vengono il più degli istituti scolastici partecipanti).
Con il progetto “Forti senza violenza” si vuole offrire un supporto alle scuole nelle problematiche dell’educazione alla cittadinanza e del disagio giovanile. Intende inoltre dare loro un contributo sul piano dell’educazione alla legalità, già elemento fondamentale del Piano dell’Offerta Formativa del Territorio, nell’ambito del quale si propongono ai ragazzi ideali vigorosi di pace e di responsabilità capaci di contrastare superficialità e bullismo.
Il musical Streetlight racconta la storia vera di Charles Moats, un giovane afro-americano vissuto in un ghetto di Chicago sul finire degli anni Sessanta. A soli 17 anni Charles ha pagato con la vita il suo “no” alla violenza, affermando il suo “sì” alla profonda convinzione che un mondo unito nella pace è possibile.