Siamo a Roma, è il 16 ottobre 1943. Un giorno che ancora oggi fa rivivere l’orrore e il lutto per il rastrellamento degli ebrei nel ghetto di Roma da parte dei nazisti. È il tema di fondo di Ladro di razza, commedia di Gianni Clementi, diretta da Marco Mattolini, che vede protagonisti Massimo Dapporto, Susanna Marcomeni e Blas Roca Rey (una produzione Teatro San Babila e Fama Fantasma Srl).
Tito, un modesto ladro e truffatore, abituato a inventarsi la vita, esce dal carcere dopo aver scontato l’ennesima pena. Non può tornare a casa dei suoi, perché sulle sue tracce c’è un usuraio, noto per la sua crudeltà. Decide quindi di rifugiarsi nella catapecchia di Oreste, suo amico d’infanzia, che lavora come operaio nelle fornaci di Valle Aurelia. Tito deve assolutamente trovare al più presto dei soldi, per placare l’ira del “cravattaro”. Conosce casualmente una ricca zitella ebrea, Rachele, che vive da sola in un appartamento lussuoso del ghetto. Sarà lei la sua vittima. Tito la corteggia e, dopo un’estenuante resistenza della donna, riesce finalmente a entrare nelle sue grazie. Ormai è di casa e pronto per il furto, in cui coinvolge anche l’amico fornaciaro. È l’alba del 16 ottobre 1943, il momento del rastrellamento degli ebrei nel ghetto di Roma. In questa storia, mai il detto “Al posto sbagliato nel momento sbagliato” fu più puntuale. Ma il piccolo uomo Tito, opportunista e vigliacco, catapultato di colpo in un episodio storico dirompente, scoprirà in sé un inaspettato coraggio che gli consentirà un grande riscatto.
Ladro di razza si ispira alla grande tradizione del cinema neorealista, indagando in chiave di tragicommedia un momento della nostra storia. Momenti di trascinante comicità si alternano a parentesi di riflessione e commozione, regalando allo spettatore tre personaggi da ricordare: Tito, Oreste e Rachele, protagonisti di questa piccola, minuscola e, per certi versi, ridicola storia, diventano infatti il tramite per raccontare un’Italia in guerra, una Roma allo stremo, ma ancora capace di sussulti d’orgoglio. Ladro di razza è una storia di ingenuità e fame, di illusioni e inganni, di risate e lacrime, quando le parole onore, compassione e orgoglio avevano ancora un significato.