Stanchi di un calcio che esprime odio e violenza, come i gravissimi fatti che hanno preceduto la finale di Coppa Italia hanno dimostrato, gli sportivi italiani dirottano ora le loro attenzioni sul Giro d’Italia di ciclismo. Su questo fronte l’avevamo trovato, il campione che era tornato a farci sognare, rinverdendo le gesta, se non proprio di Coppi, Bartali e Gimondi, almeno di un Moser o di un Saronni. Ma per questa Corsa Rosa partita da Belfast venerdì, con la cronometro a squadre, dovremo rassegnarci a sperare in qualche altro ciclista italiano di belle speranze. Dopo il trionfo dello scorso anno, prestigio e contratti milionari hanno spinto infatti Vincenzo Nibali a preferire il Tour in questa stagione. Per le stesse ragioni, un altro assente di peso è anche lo spagnolo Alberto Contador, che trionfò nel 2008.
Così il Giro diventa un “affaire” soprattutto per gli specialisti stranieri, due su tutti: il colombiano Nairo Quintana e lo spagnolo Joaquin Rodriguez, senza dimenticare l’ex vincitore della Grand Boucle, Cadel Evans. Eppure la folla che come sempre si accalca al ciglio delle strade per veder passare il serpentone dei corridori, non vuole rassegnarsi alla dittatura straniera: le speranze maggiori vengono affidate agli ex vincitori del Giro, Michele Scarponi (2011), Damiano Cunego (2004) e soprattutto Ivan Basso (2006 e 2010). Il giovanissimo Quintana, secondo al Tour l’anno scorso, resta però una forza della natura: il suo entusiasmo e il suo modo di correre ricorda un po’ quello guascone del pirata Pantani: per questo piace alle folle; mentre Rodriguez è più regolarista, ma difficilmente si riesce a staccarlo in salita come in pianura.
Per le volate invece grande attesa per il tedesco Kittel, lo sprinter più in forma del momento, che vanta già due vittorie, nella seconda tappa (Belfast) e nella terza (Dublino) e che dovrà vedersela con il francese Bouhanni (secondo a Belfast), l’australiano Matthews (l’attuale maglia rosa), il britannico Swift (secondo a Dublino), lo statunitense Farrar e gli italiani Petacchi, Viviani, Nizzolo, Appollonio e Chicchi. Pur essendo meno aspro di altre edizioni, almeno secondo gli esperti, questo Giro si addice soprattutto a chi ha un particolare feeling con le salite. Ci sono 6 tappe di alta montagna e tre frazioni a cronometro ma solo una delle tre è una crono individuale in pianura. L’auspicio è che il calore della folla possa accendere ancora di più una corsa che da sempre, nonostante il passato legato anche ad alcuni strascichi sul doping, rappresenta uno dei legami più solidi tra un popolo e il movimento sportivo.