Un grande romanzo popolare, di cui si sta per sfogliare l’ennesimo capitolo. È il Giro d’Italia, la cui 88ma edizione parte sabato 7 maggio da Reggio Calabria – con un crono-prologo in notturna su quello che D’Annunzio definì «il più bel chilometro d’Italia» – per concludersi domenica 29 maggio in corso Venezia a Milano.
Il Giro accompagna l’Italia da quasi un secolo. La sua avventura è iniziata quando la bicicletta si chiamava velocipede e i ciclisti percorrevano strade avvolte nella polvere che il vento spingeva negli occhi e la pioggia trasformava in fango. E continua oggi, con mezzi sempre più tecnologici che sull’asfalto disegnano traiettorie filiformi.
E’ sopravvissuto a due guerre che hanno squassato il mondo, al passaggio dallo Stato liberale al Fascismo e a quello dalla Monarchia alla Repubblica. E pure alla transizione dal secondo al terzo millennio.
Pur non avendo mai potuto disporre dei miliardi del calcio, ha vissuto momenti di fulgida popolarità, durante i quali i suoi campioni non avevano nulla da invidiare agli assi del football: negli anni Cinquanta i duelli tra Coppi e Bartali occupavano più spazio, sulle prime pagine dei giornali, di un derby Inter-Milan.
Prima che la tv invadesse la vita quotidiana e quando ancora Internet non si sapeva neppure che fosse, il Giro è entrato nelle case degli italiani sulle onde della radio. Ma il vero “filo diretto” è sempre stato sulla strada, dove i suiveurs, in paziente sosta, attendevano anche per ore il passaggio dei “girini”.
Da Capo Passero allo Stelvio, dalla Sicilia al Brennero, il legame d’affetto tra il Giro e il suo pubblico non è mai venuto meno. Neppure la bufera doping degli ultimi anni – una battaglia sacrosanta nei principi, ma talvolta discutibile nelle forme con le quali è stata combattuta – l’hanno interrotto. La passione e l’entusiasmo possono essersi raffreddati – perché la gente del ciclismo è genuina, non tollera nemmeno il sospetto dell’imbroglio -, ma non si sono spenti.
E il Giro 2005 promette di riattizzare la fiamma. Leggermente anticipata rispetto al solito in funzione del nuovo calendario varato dall’Uci ProTour – che prevede la partecipazione delle squadre più importanti del ranking a tutte le competizioni più significative -, la corsa rosa ha recuperato una consistente dimensione internazionale.
Grandi novità anche all’interno dell’organizzazione, che fa capo a Rcs Sport e Gazzetta dello Sport. Dalla scrivania di vicedirettore del quotidiano sportivo Angelo Zomegnan si è spostato a quella di responsabile delle organizzazioni sportive. E dopo 15 anni di direzione di corsa Carmine Castellano ha lasciato l’ammiraglia a Mauro Vegni, affiancandolo come consulente.
Malgrado qualche frizione con il “governo” del ciclismo mondiale, i vertici del Giro hanno capito la portata della sfida, da cui può dipendere il futuro stesso della competizione. E l’hanno accettata, ideando un tracciato lungo la penisola che promette sviluppi appassionanti. Anche se, come al solito, saranno i corridori a “fare” la corsa.