09/12/2008
di Mauro COLOMBO
Una sfida a ping-pong con il coach della Nazionale di pallavolo Gian Paolo Montali; una partita a calcio-balilla con l’allenatore dell’Inter Mancini e quello del Milan Ancelotti; la foto-ricordo tra lo scudetto vinto dai nerazzurri e la Coppa dei Campioni conquistata dai rossoneri… Le varie edizioni del Natale degli Sportivi hanno visto l’Arcivescovo spesso protagonista di episodi divertenti e curiosi, ma sempre attento ascoltatore delle testimonianze dei tanti campioni ospiti della manifestazione.
Quest’anno, in base ai contatti tenuti dal presidente nazionale del Centro Sportivo Italiano Massimo Achini, hanno confermato la loro presenza al PalaSharp l’olimpionico della sbarra ad Atene 2004 Igor Cassina, la medaglia d’oro nella lotta greco-romana a Pechino 2008 Andrea Minguzzi e Simona Atzori, ballerina senza braccia immortalata sulla copertina del libro di Candido Cannavò E li chiamano disabili. Altre prestigiose adesioni sono attese nei prossimi giorni.
Ci sarà Dino Meneghin, uomo-simbolo del basket azzurro che ha passato il testimone sul parquet al figlio Andrea e che porterà la sua esperienza personale sul tema della serata “Sport: un bene di famiglia”.
«Un gioco di parole che sottolinea la grande popolarità che lo sport riveste anche nella “famiglia” ecclesiale – spiega don Massimiliano Sabbadini, consulente ecclesiastico del Csi Milano -, dove è ritenuto e sostenuto come prezioso e accessibile strumento educativo, e insieme la possibilità che lo sport ha di diffondere i valori fondamentali della vita, tra cui quello della famiglia: la serata cercherà di trattare proprio questo aspetto, soprattutto con la testimonianza positiva di sportivi anche molto noti, colti sotto il profilo del loro radicamento famigliare».
In questo senso, già lo scorso anno due testimonianze particolari catturarono l’attenzione delle migliaia di ragazzi e giovani degli oratori ambrosiani presenti al PalaSharp. La prima, quella del difensore argentino dell’Inter Nicolas Burdisso, che nel momento della grave malattia della figlioletta (poi fortunatamente superata), aveva deciso di anteporre le esigenze della famiglia alle prospettive della sua carriera: «Quando mia figlia era ammalata, ho smesso temporaneamente di giocare per starle vicino – raccontò Burdisso -. Come padre, ho fatto quello che sentivo, e credo che tutti i padri siano d’accordo con me».
La seconda, invece, arrivò dal pilota Alex Zanardi, rimessosi letteralmente “in piedi” dopo l’incidente in pista che nel 2001 gli era costata l’amputazione di entrambe le gambe. Dopo l’impianto delle protesi e la rieducazione, Zanardi è tornato a camminare e a gareggiare, ma soprattutto «a fare le cose che facevo prima con mia moglie e con mio figlio. Quando uno ha una passione, ce la mette tutta. E io ho una grande passione per la vita».
In una serata di festa, musica (ci sarà un coro gospel) e spiritualità, sarà presentato anche il progetto “Un campo in cortile”, realizzato dall’Arcidiocesi con la Fondazione Magnoni.