di Mauro Colombo
È stato il cronometro a scandire i fatti più significativi della prima settimana del Giro d’Italia, conclusasi ieri a Forlì. Quasi un omaggio a Ercole Baldini, l’ex campione che ha fatto gli onori di casa nella città romagnola e che proprio contro il tempo realizzò performances memorabili.
A cronometro Paolo Savoldelli ha impressionato tutti nella prima frazione di Seraing, rivestendo immediatamente la maglia rosa conquistata nel 2005 e distanziando i principali avversari di secondi “pesanti” non in classifica, ma negli equilibri psicologici (come quelli poi guadagnati a Namur). E a cronometro la Csc di Ivan Basso ha imposto la sua legge: da Piacenza a Cremona a quasi 57 kmh, superando di un soffio la T-Mobile dell’ucraino Gonchar, leader provvisorio della classifica prima del tedesco Pollack.
In mezzo, oltre all’acuto che ha regalato al tedesco Stefan Schumacher due giorni in maglia rosa, gli irresistibili guizzi di Robbie McEwen, capace sin qui di far centro in tre volate su tre – con Paolo Bettini eterno piazzato -, agevolato anche dall’abbandono di Alessandro Petacchi (che c’era però a Marcinelle ed è finito dietro l’australiano).
Ale-Jet è caduto nella terza tappa e ha dovuto ritirarsi per la frattura di una rotula. Non prima, tuttavia, di aver portato a termine la frazione nonostante il dolore a tratti insopportabile: un episodio che pone Petacchi sotto una luce nuova, quella del campione capace di soffrire. E che dopo l’intervento e la convalescenza avrà occasione di prendersi la rivincita sulla sfortuna.
I giorni a venire, intanto, diranno qualcosa di più definito sui pretendenti alla vittoria finale. Ci sono tre insidiose tappe appenniniche (Saltara, Maielletta e Peschici), la seconda delle quali con arrivo in salita. E poi c’è la cronometro di Pontedera, 50 km lisci come l’olio. Sabato prossimo i favoriti, oggi racchiusi in una manciata di secondi in classifica, potrebbero essere più distanti tra loro.
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