Nel 1989 l’avvocato Carmine Castellano, che collaborava all’organizzazione del Giro fin dal 1976, rileva il testimone da Vincenzo Torriani, che continuerà a occuparsi della corsa sino al 1992. Viene istituita la maglia azzurra dell’Intergiro, traguardi intermedi a cui vengono assegnati abbuoni.
Il Giro ha appena allargato le sue frontiere, concedendosi all’americano Hampsten nel 1988. Nel 1990 Gianni Bugno esalta indossando la maglia rosa dalla prima all’ultima tappa, il toscano Franco Chioccioli (detto “Coppino”) domina l’edizione seguente.
Il navarro Miguel Indurain, già padrone del Tour, impone la sua legge nel 1992 e nel 1993. Dopo aver patito a dismisura la concorrenza della Grande Boucle, il Giro recupera progressivamente punti nell’interesse della gente: Rai e Fininvest si fronteggiano a suon di miliardi per assicurarsi i diritti televisivi.
Nel 1994 la meteora-russa Berzin sorprende Indurain. Ma la vera rivelazione è uno scalatore romagnolo che nasconde la giovane età sotto una calvizie incipiente: quando in salita scatta Marco Pantani, la corsa esplode.
Le terribili rampe del Mortirolo consacrano i trionfi del russo Tonkov (1996) e del bergamasco Gotti (1997). Ritrovato dopo gravissimi incidenti che parevano averlo perso al ciclismo, Pantani recupera il tempo perduto nel 1998, quando sopra la maglia rosa indossa quella gialla del Tour.
L’anno successivo il Pirata continua a dominare. La sua superiorità in salita è disarmante, il bis sembra scontato. Ma arriva il mattino nero di Madonna di Campiglio, l’ematocrito sopra i livelli consentiti, l’esclusione dalla corsa. Pantani entra in un tunnel dal quale non uscirà più; la doppietta, invece che a lui, riesce a Gotti.
Il resto è storia recente. Il Giro del 2000 va a Stefano Garzelli, compagno e “sosia” di Pantani. La doppietta (2001 e 2003) di Gilberto Simoni, scalatore trentino parente di Moser, è inframmezzata dall’ exploit di Paolo Savoldelli (2002). Nel 2004 l’improvvisa esplosione di Damiano Cunego. E quest’anno?