10/09/2008
di Mauro COLOMBO
L’uomo che ha stupito il ciclismo ora vuole sbalordire il mondo. A quasi 37 anni (li compirà il 18 settembre) e oltre tre anni dopo aver vinto l’ultimo dei suoi sette Tour de France, Lance Armstrong ha dichiarato a Vanity Fair l’intenzione di riprendere a correre nel 2009. Per partecipare di nuovo al Tour. E per rivincerlo.
La storia dello sport è piena di “ritorni” all’attività agonistica, il più delle volte motivati da esigenze economiche, in altre circostanze dettati dal desiderio di riprovare il brivido della competizione. Nel primo caso l’esito è stato per lo più patetico (l’esempio più imbarazzante fu quello di Bjorn Borg), nel secondo si sono registrati anche risultati straordinari (come quelli di Michael Jordan, che rivinse il titolo Nba).
La molla di Armstrong è particolare: «Ho deciso di tornare al ciclismo professionistico per cercare di alzare l’attenzione sulla lotta contro il cancro – ha spiegato -. Solo quest’anno oltre otto milioni di persone moriranno per questo male in tutto il mondo. È tempo di lottare contro il cancro a un livello globale».
Il campione texano è sopravvissuto a un tumore ai testicoli e alle conseguenti metastasi cerebrali che l’avevano colpito nella fase iniziale della carriera. Le terapie alle quali si sottopose per combattere il male “rimodellarono” il suo fisico, trasformandolo da corridore per classiche di giornata (capace di vincere un Campionato del mondo) ad atleta da gare a tappe, tanto da battere tutti i record con i sette Tour consecutivi.
Oggi a capo di una fondazione che si occupa della lotta contro il cancro, Armstrong non ha rivelato con quale squadra correrà: potrebbe essere l’Astana, guidata dal suo ex direttore sportivo Bruyneel e capitanata da Alberto Contador, vincitore del Tour 2007 e del Giro 2008 («l’ho sempre ammirato, mi piacerebbe molto averlo accanto», ha dichiarato lo spagnolo).
Ha però già incassato il benestare degli organizzatori del Tour, che pure non furono teneri con lui dopo il ritiro. «L’importante è che lui e la sua squadra rispettino le regole in materia di doping che negli ultimi anni sono cambiate e diventate più severe», ha spiegato Christian Prudhomme, direttore della corsa. Una precisazione “figlia” del sospetto che, dietro i successi di Armstrong (in particolare quello al Tour del 1999), ci sia stata l’ombra del doping.
Che abbia barato o meno, Armstrong (vincitore di 22 tappe nel corso dei 7 Tour conquistati) occupa un posto di rilievo nel libro d’oro del ciclismo, anche se per molti rimane il “campione per un mese”, luglio, quello del Tour, visto che il resto dell’anno lo dedicava a preparare esclusivamente quell’appuntamento.
Potrebbe forse essere questo uno stimolo in più per il texano, che confessa di soffrire di mal di schiena e di faticare ad alzarsi dal letto, ma che – anche pensando alla 41enne nuotatrice Dara Torres e alla 38enne maratoneta Dita Tomescu, protagoniste alle recenti Olimpiadi di Pechino – garantisce: «Quando sono in bicicletta mi sento bene come mi sentivo prima».