26/09/2008
di Mauro COLOMBO
In ottant’anni di Mondiali di ciclismo, il tris consecutivo non è riuscito mai a nessuno. Ma il “Grillo”, nato gregario e diventato campione giorno dopo giorno, è da sempre abituato a sparigliare le carte, sovvertire i pronostici, rovesciare equilibri apparentemente consolidati. E anche stavolta – c’è da scommetterci – si divertirebbe un mondo a far saltare il banco.
Il “Grillo” è Paolo Bettini, che domenica mattina si avvierà sulle strade di Varese con una maglia azzurra addosso e l’obiettivo, nel tardo pomeriggio, di infilarcene sopra un’altra con i colori dell’arcobaleno. Sarebbe la terza di fila, dopo quelle indossate a Salisburgo (2006) e Stoccarda (2007). Il toscano ne ha tutta l’intenzione e anche per questo ha accettato di buon grado la responsabilità di leader unico della Nazionale italiana che il Ct Franco Ballerini, suo mentore, gli ha “costruito” addosso.
Bettini sta bene, molto bene. A sentire lui, ancora meglio che a Salisburgo e a Stoccarda. Non è poco, a dar retta ad Alfredo Binda – che era giusto varesino di Cittiglio e che il campionato del mondo lo vinse tre volte, anche se non di fila -, secondo il quale, per andare forte, ci volevano prima di tutto i “garùn”, cioè le gambe.
Il percorso di Varese, poi, sembra fatto apposta per il “Grillo”, con quella salita dei Ronchi – tre chilometri di tornanti al 4,5% – che, dopo 15 giri e 260 km, potrebbe fare più male dell’Izoard. Si scollina a 4 km dal traguardo, senza discesa e con il tortuoso attraversamento del centro storico che impedisce il formarsi di “treni” per chi, eventualmente, dovesse trovarsi a inseguire. L’ideale per Bettini, che punta ad arrivare da solo o, al massimo, con un gruppetto ristretto da regolare poi allo sprint.
L’insidia maggiore per l’iridato in carica veste di rosso e giallo. Quella Spagna che, in un anno magico anche in tante altre discipline, nel ciclismo ha fatto letteralmente man bassa: Giro d’Italia e Vuelta con Contador, Tour de France con Sastre, Olimpiade di Pechino con Sanchez e Liegi-Bastogne-Liegi con Valverde.
Il bello è che il più pericoloso, a Varese, non sarà nessuno di questi, bensì Oscar Freire, primo quest’anno sul classico traguardo della Gand-Wevelgem. Freire ha già vinto tre volte il Mondiale, impresa riuscita, oltre che a Binda, solo a Van Steenbergen e a Merckx. Quando mette un obiettivo nel suo mirino, con la caratteristica abilità di “sparire” per gran parte della corsa e ricomparire poi nelle fasi decisive, fa paura. Centrerà lui il poker, oppure a Bettini riuscirà il tris?