«Siamo di fronte allo scandalo più grave, esteso e vergognoso
nella storia del calcio mondiale – sottolinea il giornalista Fabio
Ravezzani -. Se le accuse saranno provate, la Juventus merita
la retrocessione. E le dichiarazioni fornite dai magistrati lasciano
poco spazio alle interpretazioni anche sul coinvolgimento del Milan.
Pesantemente condizionata pure la nostra spedizione in Germania»
di Mauro Colombo
Com’era prevedibile, il fango lanciato sul calcio italiano dalle intercettazioni telefoniche comincia a schizzare da tutte le parti, al punto che si fatica a seguirne le traiettorie.
Riepiloghiamo: quattro Procure (Roma, Napoli, Torino e Parma) e gli organi della giustizia sportiva al lavoro; il dg della Juventus Luciano Moggi, il figlio Alessandro (presidente della Gea), l’ad bianconero Antonio Giraudo, i presidenti della Fiorentina Andrea Della Valle e della Lazio Claudio Lotito, il presidente federale Franco Carraro, il presidente dell’Aia Tullio Lanese, gli ex designatori arbitrali Pairetto e Bergamo, gli arbitri De Santis, Gabriele, Rodomonti, Bertini, Dondarini, Rocchi, Messina, Tagliavento e Racalbuto, tutti indagati per ipotesi di reato che vanno dall’associazione a delinquere alla frode sportiva, al falso in bilancio; Juventus, Milan, Fiorentina, Lazio, Udinese, Siena, Messina, Arezzo, Crotone e Avellino coinvolte nell’indagine napoletana, le prime quattro in modo più pesante; perquisizioni dei Carabinieri alla Figc e all’Aia; i giocatori Buffon, Chimenti, Maresca e Iuliano a loro volta nel mirino di un’inchiesta per scommesse.
Un terremoto di queste proporzioni – del tutto accostabile alla Tangentopoli che fu – non poteva non avere conseguenze. Ed ecco infatti le dimissioni di Carraro, seguite a ruota da quelle del suo vice Mazzini (che lo insultava parlando al telefono con Moggi). E poi l’uscita di scena dell’intero cda della Juventus, dopo che lo scandalo «non ha lasciato indifferenti» (parole di John Elkann) né i vertici Fiat, né casa Agnelli. E per la società bianconera si ipotizza addirittura la retrocessione.
La probabile conquista sul campo del 29° scudetto domenica prossima, stride con questo sfacelo d’immagine, di struttura dirigenziale e forse di futuro sportivo, simbolicamente riassunto nello Stadio delle Alpi, prossimo alla demolizione per essere rimodellato. «In assenza di prove certe, gli indagati non possono essere considerati colpevoli», premette Fabio Ravezzani, direttore sport di Telelombardia e Antenna 3. Che poi aggiunge: «Ma se le accuse sono fondate, la Juventus ne sarà letteralmente disintegrata. Non farei neppure troppe distinzioni tra dirigenti e proprietà: i primi rispondono in proprio, la seconda per averli messi lì».
A questo proposito, quelle del cda bianconero sono state dimissioni “indotte” dalla proprietà. Ma per restare nell’ambito processuale, l’espressione «non potevano non sapere» è diventata un assunto giuridico in molte aule di tribunale…
Ad aver scelto questi dirigenti non sono stati gli attuali azionisti di maggioranza, subentrati dopo i lutti che hanno colpito la famiglia Agnelli, e quindi meno responsabili. Se pensiamo però all’altrettanto imbarazzante inchiesta sul doping – conclusasi con un’assoluzione, ma che pure aveva evidenziato comportamenti eticamente discutibili -, neppure l’attuale proprietà aveva sentito il bisogno di prendere provvedimenti. Anche se il mancato rinnovo dei contratti della Triade, all’epoca, forse non era estraneo a quell’indagine.
Per quanto riguarda le sanzioni sportive, si parla di revoca dello scudetto e anche di retrocessione. E c’è chi dice che il Milan, a suo tempo, finì in serie B per molto meno…
Se fosse stata “combinata” anche una sola partita, l’unica sanzione ragionevole – da applicare a prescindere dall’importanza della società – sarebbe la retrocessione: la sentenza sul caso-Genoa è stata esemplare. E qui si parla addirittura di 29 incontri…
In veste di presidente della Lega Adriano Galliani aveva definito tutto questo solo dei «pissi pissi bau bau». Parole quantomeno sospette, alla luce del successivo coinvolgimento del Milan…
Se è tutto vero – ribadisco -, siamo di fronte allo scandalo più grave, esteso e vergognoso nella storia del calcio mondiale: non si può minimizzare. Resta poi da dimostrare se Galliani abbia qualcosa da nascondere quale amministratore delegato rossonero. Certo, le dichiarazioni fornite dai magistrati napoletani sul coinvolgimento del Milan lasciano poco spazio alle interpretazioni…
Martedì prossimo il Consiglio federale sarà chiamato a ratificare le dimissioni di Carraro. Le accetterà oppure, considerato il Mondiale ormai prossimo, chiederà al presidente di restare?
Questo non lo so. Su Carraro mi limito a registrare l’imbarazzato e imbarazzante silenzio di molta parte della stampa sportiva: il fatto che sia indagato è quasi assente dai titoli. Non voglio fare processi ai colleghi, ma non riesco a capire: che cosa si teme?
De Santis, fischietto italiano al Mondiale, e Buffon, portiere della Nazionale, sotto indagine: anche la nostra spedizione a Germania 2006 rischia di essere pesantemente condizionata…
Aggiungerei Lippi che prendeva ordini dalla Gea… La spedizione italiana è massacrata. Neppure il più pessimista dei commentatori poteva prevedere una cosa del genere. Siamo davvero al minimo storico.