Nel 1931 viene istituita la maglia rosa – colore distintivo della Gazzetta – quale simbolo del primato in classifica. Il primo a indossarla è Learco Guerra, vincitore della tappa inaugurale, la Milano-Mantova. Al 1933 risale invece il primo Gran Premio della Montagna.
Quell’anno Binda vince il suo quinto Giro: si disputa la prima tappa a cronometro, da Bologna a Ferrara. Nasce anche la Carovana pubblicitaria e si improvvisano spettacoli per intrattenere il pubblico.
Il Giro si evolve: si allunga il chilometraggio, aumentano le regioni attraversate. Irrompe sulla scena un ventunenne di Ponte a Ema, dalla dialettica efficace almeno quanto le gambe: Gino Bartali. Nel 1935 conclude al settimo posto, dominando il Gran Premio della Montagna. Va a segno nel 1936.
In quell’edizione si sperimenta la prima cronometro in salita, Rieti-Terminillo. Nel 1937 Bartali si ripete: c’è la novità dell’epilogo fissato al Velodromo Vigorelli, inaugurato per l’occasione.
Nel 1940 Bartali resta invece sorpreso dall’improvvisa affermazione di un suo giovane gregario: è Fausto Coppi, che stacca tutti sull’Abetone e chiude in rosa a Milano. Aumenta l’attenzione per lo “sport del pedale” da parte dei cinegiornali dell’epoca.
Quando in Italia si finisce di sparare, il Giro funge da efficace strumento di riaggregazione di un popolo sconvolto dalla guerra. Nell’organizzazione Vincenzo Torriani affianca il vecchio Cougnet nel 1946 per subentrargli nel 1948.
La rivalità tra Coppi e Bartali infiamma i tifosi in attesa sulle strade, a tutto beneficio dell’audience radiofonica (dal 1947 Radio Rai si aggrega al Giro e la trasmissione tecnico-sportiva viene affiancata da un varietà, prima Il Girino Innamorato, poi Il Giringiro) e delle tirature dei giornali.
Gino si afferma nel ’46; Fausto si prende la rivincita nel ’47 e nel ’49, quando compie sulle Alpi una delle sue imprese più belle: scala in solitudine Maddalena, Vars, Izoard, Sestrière e Monginevro, relegando il rivale a 12 minuti. Il Campionissimo sarà maglia rosa anche nel 1952 e, con un’autentica prodezza sullo Stelvio, nel 1953, anno della prima diretta televisiva e del debutto della Giroclinica.
Del dualismo Coppi-Bartali approfitta Fiorenzo Magni, che vince nel ’48, nel ’51 e nel ’55. Intanto, nel ’50, il Giro parla per la prima volta straniero: vincitore è l’elvetico Koblet, che Pio XII riceve in Vaticano (è l’Anno Santo) sotto lo sguardo ammirato delle guardie svizzere. Celebre il pettinino con cui, in corsa e fuori, si ravvia i capelli.
Nel 1954 ecco le prime interviste radiofoniche ai raduni di partenza, nel 1956 la prima sponsorizzazione (Magni con la crema Nivea). L’albo d’oro segnala gli italiani Nencini (1957) e Baldini (1958) e lo scalatore lussemburghese Gaul (1956 e 1959).
Alla prima vittoria di Gaul è legato il ricordo di una tappa infernale, la Merano-Bondone, sotto una tempesta di neve che rende impossibile l’ascesa di molti corridori, praticamente assiderati. Learco Guerra, ds di Gaul, fa preparare due mastelli di acqua calda in cui immerge il lussemburghese per evitare che il freddo intenso lo paralizzi. Gaul arriva solo, con diversi minuti sugli avversari, tra i quali uno stoico Magni, spalla fratturata e manubrio tenuto con i denti attraverso un laccio particolare. (m.c.)
…vai alla pagina precedente
continua a leggere…