Sotto rete sono state giornate memorabili. L’Italia maschile del tennis, che ha vissuto negli ultimi lustri mortificazioni in serie, si riscatta e accede ai quarti di finale della Coppa Davis, mentre le ragazze vincono un duello stellare con le americane in Fed Cup e ora affronteranno in trasferta le campionesse uscenti della Repubblica Ceca.
Ci piace questo nuovo corso, lo aspettavano da tanto, troppo tempo: e se le donne hanno iniziato prima, con i trionfi in singolo di Pennetta e Schiavone e poi con la grande striscia di successi del doppio Errani-Vinci, per gli uomini l’attesa per ritrovare un livello assoluto risale addirittura ai grandi 4 moschettieri della racchetta: Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli. Nomi che forse ai giovani non dicono nulla, ma che hanno fatto emozionare, vibrare, esultare schiere di attuali quarantenni, cinquantenni e sessantenni, riuscendo nell’impresa di vincere nel 1976 il trofeo più ambito, quella Coppa Davis conquistata tra l’altro assestando uno schiaffo morale alla dittatura cilena di Pinochet.
Ora forse ci risiamo: quello di Torino contro la Croazia può davvero diventare il mattone decisivo per la ricostruzione, quella voglia di vincere, di contendere ai nostri avversari ogni palla e di prevalere proprio all’ultimo respiro con la certezza rappresentata da Seppi e quella prodezza di Fognini al quinto incontro, potrebbero essere i segnali che finalmente la tendenza si è invertita. Anche il doppio formato dallo stesso Fognini e Bolelli ha raggiunto un buon grado di affidabilità che, senza voler fare paragoni con gli inarrivabili Panatta-Bertolucci, può tranquillamente essere accostato a un’altra coppia principe come Nargiso-Camporese.
La vittoria di Torino ci restituisce un traguardo, quello di tornare tra le prime 8 Nazioni del mondo, che inseguivamo da 15 anni: ora il sorteggio ci ha messo contro un abbordabile Canada e, seppur giocando fuori casa, in aprile le chance per arrivare a un’insperata semifinale ci sono tutte. Questo exploit potrebbe rappresentare la rinascita per uno sport che per troppi anni ha vissuto di un paradosso: quando era una disciplina d’élite, con i vari Pietrangeli, Sirola o Gardini, fino appunto ai quattro moschettieri della Davis, riusciva a sfornare eccezionali fuoriclasse. Da quando è diventato sport di massa si è assistito a una paurosa involuzione, interrotta solo qua e là da isolati sprazzi di classe. Si dice spesso che per avere un grande vivaio nel tennis occorre sì talento, ma anche una tenacia e una forza di volontà fuori dal comune, viste le tantissime ore che un ragazzo deve investire sul campo, con allenamenti quasi sempre ripetitivi e logoranti.
I nostri ragazzi considerano forse alienante questa condizione: d’altronde già ai tempi di Panatta si diceva che uno con la sua classe sarebbe stato numero uno al mondo per anni se solo avesse avuto la testa e la costanza di Borg. Ma i ragazzi di capitan Barazzutti hanno dimostrato contro i croati una tale forza di volontà che davvero stavolta potrebbe arrivare l’inversione di tendenza tanto attesa.