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Tennis

Racchette azzurre e rosa in festa

La vittoria degli uomini sulla Croazia segna il ritorno fra i primi otto del mondo in Coppa Davis. Le donne si confermano ai vertici della Fed Cup

di Leo GABBI

13 Febbraio 2013

Sotto rete sono state giornate memorabili. L’Italia maschile del tennis, che ha vissuto negli ultimi lustri mortificazioni in serie, si riscatta e accede ai quarti di finale della Coppa Davis, mentre le ragazze vincono un duello stellare con le americane in Fed Cup e ora affronteranno in trasferta le campionesse uscenti della Repubblica Ceca.

Ci piace questo nuovo corso, lo aspettavano da tanto, troppo tempo: e se le donne hanno iniziato prima, con i trionfi in singolo di Pennetta e Schiavone e poi con la grande striscia di successi del doppio Errani-Vinci, per gli uomini l’attesa per ritrovare un livello assoluto risale addirittura ai grandi 4 moschettieri della racchetta: Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli. Nomi che forse ai giovani non dicono nulla, ma che hanno fatto emozionare, vibrare, esultare schiere di attuali quarantenni, cinquantenni e sessantenni, riuscendo nell’impresa di vincere nel 1976 il trofeo più ambito, quella Coppa Davis conquistata tra l’altro assestando uno schiaffo morale alla dittatura cilena di Pinochet.

Ora forse ci risiamo: quello di Torino contro la Croazia può davvero diventare il mattone decisivo per la ricostruzione, quella voglia di vincere, di contendere ai nostri avversari ogni palla e di prevalere proprio all’ultimo respiro con la certezza rappresentata da Seppi e quella prodezza di Fognini al quinto incontro, potrebbero essere i segnali che finalmente la tendenza si è invertita. Anche il doppio formato dallo stesso Fognini e Bolelli ha raggiunto un buon grado di affidabilità che, senza voler fare paragoni con gli inarrivabili Panatta-Bertolucci, può tranquillamente essere accostato a un’altra coppia principe come Nargiso-Camporese.

La vittoria di Torino ci restituisce un traguardo, quello di tornare tra le prime 8 Nazioni del mondo, che inseguivamo da 15 anni: ora il sorteggio ci ha messo contro un abbordabile Canada e, seppur giocando fuori casa, in aprile le chance per arrivare a un’insperata semifinale ci sono tutte. Questo exploit potrebbe rappresentare la rinascita per uno sport che per troppi anni ha vissuto di un paradosso: quando era una disciplina d’élite, con i vari Pietrangeli, Sirola o Gardini, fino appunto ai quattro moschettieri della Davis, riusciva a sfornare eccezionali fuoriclasse. Da quando è diventato sport di massa si è assistito a una paurosa involuzione, interrotta solo qua e là da isolati sprazzi di classe. Si dice spesso che per avere un grande vivaio nel tennis occorre sì talento, ma anche una tenacia e una forza di volontà fuori dal comune, viste le tantissime ore che un ragazzo deve investire sul campo, con allenamenti quasi sempre ripetitivi e logoranti.

I nostri ragazzi considerano forse alienante questa condizione: d’altronde già ai tempi di Panatta si diceva che uno con la sua classe sarebbe stato numero uno al mondo per anni se solo avesse avuto la testa e la costanza di Borg. Ma i ragazzi di capitan Barazzutti hanno dimostrato contro i croati una tale forza di volontà che davvero stavolta potrebbe arrivare l’inversione di tendenza tanto attesa.