Nel fine settimana proseguono gli appuntamenti artistico-culturali al Museo internazionale del Ghisallo di Magreglio (Como), con l’obiettivo di raccogliere fondi per la struttura.
Venerdì 25 luglio, alle 21, “Equivoci musicali” offre il concerto intitolato “Operetta in bicicletta”. Un vero “tuffo” nella melodia e nel fascino dell’operetta ispirato al periodo della Belle Époque in costumi d’epoca della Sartoria Teatrale Bianchi. Gli interventi di presentazione degli stessi interpreti, guideranno lo spettatore in un viaggio tra le più belle vicende dell’operetta. Numerosi i brani proposti, tratti da La Vedova allegra, Cin ci là, La principessa della Czarda, Il paese dei campanelli, L’acqua cheta…
Interpreti il soprano Giovanna Aquilino e il baritono Giorgio Valerio, accompagnati al pianoforte dal maestro Samuele Pala. Voci e accompagnamento provenienti dai più famosi teatri d’opera, una serata divertente in armonia per uno spettacolo che gli organizzatori definiscono scherzando un «petit Galà dell’operetta».
Ingresso a offerta libera con contributo minimo di 5 euro. Al termine aperitivo per tutti i presenti. Info: eventi@equivocimusicali.com, www.equivocimusicali.com; info@museodelghisallo.it, www.museodelghisallo.it
Sabato 26 luglio, invece, sempre al Museo sarà inaugurata la mostra “Attilio Prevost (1890-1954). Una vita in prima linea”, fotografie e documenti video a cura di Marina Mojana e di Annamaria Mojana Lari Prevost. A sessant’anni dalla morte Magreglio ricorda così il suo primo sindaco del dopoguerra repubblicano (1951-1954).
Prevost spese la sua vita con passione e l’incarico politico giunse a coronare un’esistenza in prima linea: da ragazzo partecipò alla Grande Guerra sul fronte austriaco (1915-1918), imbracciando non la baionetta, ma la macchina fotografica; fu infatti un pioniere del fotoreportage di guerra e tra i primi cineoperatori a entrare in Gorizia (9-17 agosto 1916), Trento e Trieste (3 novembre 1918) liberate dagli Austriaci. Da ingegnere dedicò la vita al lavoro e, in tempo di pace, divenne imprenditore, fondando nel 1913, con la moglie Elena Lanzoni, un’impresa societaria di apparecchiature cinematografiche.
Dopo la guerra nacquero le Officine Prevost Milano (1920-1991), che divennero negli anni la prima industria del cinema italiano. Famose per la produzione di proiettori cinematografici e soprattutto per le moviole (ovvero i tavoli per la sincronizzazione e il montaggio dei film), furono azienda leader in Italia e tra le prime nel mondo. Sulle moviole Prevost montarono i loro film registi del calibro di Federico Fellini, Luchino Visconti, Vittorio De Sica, Alberto Lattuada e Orson Welles, per citarne alcuni. La moviola Prevost divenne popolare conLa Domenica Sportiva, trasmissione cult della Rai negli anni Settanta. Fino ad allora era usata solo nel cinema, ma quando fu impiegata per rivedere le azioni calcistiche al rallentatore, operò una rivoluzione del costume e persino del linguaggio: la parola “moviola” divenne metafora di qualcosa di rallentato e rivisto ripetutamente. Anche I Beatles e Herbert Von Karajan richiedevano le moviole Prevost per montare i loro filmati. Ed è sempre Prevost il proiettore immortalato da Giuseppe Tornatore nel film Nuovo Cinema Paradiso (Oscar nel 1989).
Proprio quest’anno, dopo più di un secolo di dominio assoluto, la pellicola 35mm ha ceduto definitivamente il passo alle tecnologie digitali. Il modo di fare cinema è in parte cambiato, si è messa la parola fine a un’epoca di pionieri, di scienziati e di artisti indimenticabili, ma proprio per questo è il momento giusto per ricordare i fondatori di una delle più prestigiose aziende cinematografiche, capace di attraversare il Novecento al servizio del pensiero di tanti autori che scrissero la storia del cinema, permettendo prima il montaggio e poi la visione al pubblico dei loro capolavori.
Nel ricordare Attilio Prevost Sr. con questa mostra, Magreglio, in collaborazione con il Museo del Ciclismo, luogo di eccellenza degli uomini in prima linea, intende rendere omaggio non soltanto a una personalità di rilievo internazionale, ma anche a un uomo generoso, che dedicò le sue ultime energie al bene comune accettando l’incarico di sindaco nel 1951, eletto ad acclamazione generale dagli abitanti del piccolo borgo prealpino che dal 1936 aveva frequentato e imparato ad amare.
La mostra sarà aperta fino al 7 settembre.