Prima era la Red Bull, adesso è la Mercedes. Veloce, velocissima. Lontana, lontanissima, dalle Rosse. A frustrare le ambizioni di un popolo, quello ferrarista, che ogni anno è costretto ad aggiornare le sue aspirazioni, non bastava quel fenomeno di Vettel. Nell’anno di Formula Uno in cui alla Red Bull capita incredibilmente di arrancare, tutti pensavano a una partenza lanciata da parte della scuderia di Maranello, che invece si trova ancora a inseguire da lontano, stavolta sulla scia argentata dei velocissimi Hamilton e Rosberg, intercambiabili al comando, ma sempre irraggiungibili. Così è avvenuto in Australia, Malesia e Barhein, con il rischio che quella che il Gp che si correrà domenica a Shanghai, si trasformi già in un’ultima spiaggia per la scuderia del Cavallino.
Ai box ferraristi, la fiducia è ai minimi storici: da una parte il delusissimo presidente Montezemolo che non fa mistero di aver creduto in un esordio di tutt’altra stoffa e che si lamenta quotidianamente per aver visto “una Ferrari così lenta…”. Dall’altra parte i piloti, con un Alonso furibondo. Il campione asturiano già nella scorsa stagione faceva fatica a contenere il suo giudizio verso il settore sviluppo di Maranello che non sembrava riuscire a stare al passo con le prodezze del pilota, competitivo nonostante l’enorme gap tecnologico rispetto a Vettel e soci. Ora però, alla sua quinta stagione sulle Rosse, ha sbottato: «Quando sono arrivato in Ferrari pensavo di vincere, da subito». Invece… Invece è andato in onda un altro film.
Anche da Raikkonen ci si aspettava un ben altro impatto con il suo ritorno, invece in Barhein hanno entrambi galleggiato sempre ai margini delle posizioni che contavano, finendo malinconicamente nono (Alonso) e decimo (Raikkonen), entrambi dietro anche al caro vecchio Felipe Massa (settimo con la sua Williams) a cui qualcuno a Maranello aveva forse addossato un po’ troppo frettolosamente responsabilità che non erano sue. Peraltro tutti pensavano che il nuovo regolamento della Formula Uno, con il ritorno del turbo e i limiti del carburante favorissero il Cavallino, che invece fin da subito ha palesato ritardi di competitività sia sul fronte del motore sia su quello dell’aerodinamica. Anche recentemente il boss Domenicali ha strigliato i suoi ingegneri invitandoli a produrre il massimo sforzo sul fronte dello sviluppo: di tempo non ce n’è più e il rischio, se anche in Cina le Rosse non cercheranno di guadagnare posizioni, è di affrontare già ad aprile un’altra stagione di transizione.